Arrivano le festività ed è tempo di convivialità e spensieratezza. E cosa c’è di meglio che festeggiare stappando una bottiglia di vino per condividerla con i propri cari, familiari o amici che siano. Abbiamo chiesto ad alcuni appassionati ed esperti di indicarci due etichette per festeggiare il natale. Una del nostro territorio emiliano romagnolo, l’altra a carattere nazionale. Ecco le loro risposte in rigoroso ordine alfabetico.
Davide Bortone, giornalista, direttore winemag by Italia a Tavola
Colli Piacentini Doc Malvasia Passito 2016 Le Virtù della Pioggia - Sensazioni d'Inverno La Conchiglia, di Claudio Terzoni Vini. Ovvero il "Vino dolce dell'anno" per la Guida Top 100 Migliori vini italiani di winemag. L'Emilia Romagna ha un ruolo da assoluta protagonista all'interno della Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 di winemag, che ho l'onore di curare. In particolare, sugli scudi è finito un territorio di cui si parla ancora troppo poco, relativamente ai vini di qualità superiore: mi riferisco ai Colli Piacentini e a uno dei loro vitigni simbolo, la Malvasia. Il "Vino dolce dell'anno" della Guida 2024 è prodotto appunto da Claudio Terzoni Vini; un passito di Malvasia, vendemmia 2016.
Marche Igt 2019 Fatjà di Terra Argillosa. È il "Vino rosso dell'anno" per la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 di winemag. Mi sento di consigliare una vera e propria "chicca" dalle Marche: un taglio bordolese Franc-Merlot di rara finezza, garbo e potenziale, prodotto da Terra Argillosa, famiglia di Vignaioli Fivi marchigiani tutta da scoprire. Il loro "Fatjà"è un vero e proprio faro sulla grande produzione di vini rossi delle Marche, regione altrimenti nota più per i vini bianchi da uve Verdicchio.
Filippo Fabbri, giornalista emiliaromagnavini.it
138 di Tenuta Masselina. Il numero sta per l’altezza del vitigno sul livello del mare, nella sottozona Serra. È un Sangiovese Superiore, a parer personale una delle migliori espressioni dei rossi della Doc Romagna nell’annata 2021. Notevole l’eleganza, è l’ideale in queste giornate fredde che richiamano menù di carne e cacciagione. È il vino del mio pranzo di Natale.
Brutrosso Lambrusco di Sorbara Doc Spumante Metodo Classico, di Cantina della Volta. Personalmente è una esperienza recente, conosciuto grazie al consiglio di un oste in un locale a Cesenatico. E’ un Sorbara in purezza dal colore rosso rubino, con almeno 12 mesi sui lieviti, per una bollicina che non lascia nulla di intentato. Rappresenta una delle migliori evoluzioni di questo vitigno, con l’aggiunta di un rapporto qualità/prezzo decisamente conveniente.
Alessandro Fanelli, imprenditore settore ristoranti
Bron&Ruseval Romagna doc riserva 2020, di Celli vini. Un vino a me caro perché celebra la mia amicizia con l’amico e produttore Mauro Sirri. E perché le sue note speziate su un vino di spessore si sposano ai piatti delle feste.
Franciacorta DOCG extra brut blanc de noirs milk 2018, di La Valle. Sui vini al di fuori della nostra regione ho fatto una scelta molto precisa: bere meno ma bene. La mia scelta va in Franciacorta per la complessità organolettica e le caratteristiche di questo vino che sotto ogni punto di vista sono eccellenti. Conosco e bevo questa azienda da anni e con questo vino penso abbiano realmente alzato l’asticella creando un prodotto unico nel suo genere.
Lorenzo Frassoldati, giornalista Quotidiano Nazionale
Il Francia Brut 2020 Colli Bolognesi Pignoletto Docg di Gaggioli Vini. Il periodo festivo si è aperto con una notizia triste per l’Emilia Romagna del vino: la scomparsa improvvisa di Carlo Gaggioli, patron di Gaggioli Vini a Zola Predosa (Bo), pioniere della valorizzazione e promozione del territorio dei Colli Bolognesi e del Pignoletto Docg. Giusto e doveroso ricordarlo stappando una delle sue bollicine più autentiche e apprezzate, lo spumante “Il Francia Brut” 2020 Colli Bolognesi Pignoletto Docg, una delle migliori espressioni della denominazione, bollicine di bella personalità e di territorio, una bottiglia da bere sui primi piatti, in particolare i tortellini in brodo (grande rapporto qualità/prezzo).
Rosé Extra Brut Franciacorta Docg di La Montina. Guardando fuori regione niente di meglio che puntare sulla champagneria italiana per eccellenza, la Franciacorta, dove “La Montina” a Monticelli Brusati rinnova la tradizione delle bolle metodo classico base Chardonnay e Pinot nero. Dal catalogo della maison della famiglia Bozza scelgo il Rosé Extra Brut Franciacorta Docg, sapido, energizzante, intrigante, sorso fine e scattante da bere con soddisfazione su antipasti (anche di pesce) e primi piatti anche di sostanza.
Riccardo Isola, giornalista wine food Settesere
“Resiliente” Pas Dosè di Leone Conti. Per il periodo natalizio credo che il filo conduttore debba essere la spensieratezza e la voglia di emozioni a tuttotondo. Per accompagnare questi attimi consiglio un sorso emiliano romagnolo che è brioso ma al contempo elegante. Un sorso di fine perlage che fa parlare il terroir dal quale nasce: Oriolo. Sto parlando di “Resiliente” Pas Dosè di Leone Conti. Un abbraccio croccante tra Albana, Ruggine e Famoso che si caratterizza per una cremosità di sorso e una freschezza che lo rendono versatile sia a tavola che per una serata più spensierata. Un vino divertente ma elegante, fine ma anche capace di soddisfare palati non troppo sofisticati. Insomma grandi bollicine made in Romagna.
Metodo Classico Rosè Pas Dosè “Tansillo” di Cantina di Venosa. Gettando lo sguardo oltre la via Emilia suggerisco un recentissimo vino uscito dalle meravigliose vigne del Vulture. Si tratta del Metodo Classico Rosè Pas Dosè “Tansillo”. Un perlage carezzevole permette alle sfumature del varietale, l’Aglianico di farsi strada tra freschezza di piccoli frutti rossi di sottobosco e note agrumate in rosa. Croccantezza, finezza e quel tocco di sprint dato dalla cremosità della texture lo rendono emozione liquida. Infine importanti ed essenziali le note minerali, timbriche imprescindibili di un territorio figlio dell’antico vulcano, che vi lasceranno di stucco.
Maurizio Magni, giornalista e sommelier, direttore Guida Emilia Romagna da Bere e da Mangiare
Romagna Doc Sangiovese Caesena 2023, Podere Palazzo. Vino potente e suadente che rivela già nel nome un’orgogliosa territorialità. Il Caesena infatti rivendica la Sottozona del Cesenate, confermando le sue doti punta di diamante dell’enologia di quel territorio, tanto da essere eletto vino ‘Ambasciatore’ dalla Guida regionale Ais. Caldo e strutturato al sorso non manca di freschezza, incantando con il suo finale giocato su un mix di frutti rossi e spezie dolci. Ottimo al pranzo Natale con preparazioni di carni importanti.
Ferrari Perlè Bianco Riserva 2010. Un evergreen di gran classe ‘riscoperto’ grazie a un’amica, che svela il suo Dna già dal colore giallo carico, con sfumature che vanno verso l’oro. In bocca è complesso e ricco con note di frutta esotica e quei magistrali sentori di pan brioche, crosta di pane e pasta di mandorle, tanto cari alle bollicine d’Oltralpe, a braccetto con freschezza da vendere e netta sapidità.
Vitaliano Marchi, sommelier, referente Romagna guida Vitae
Romagna Albana Passito 2020, di Bissoni. Per brindare al meglio durante le prossime festività proporrei un vino del nostro territorio. Un vino di grande complessità e piacevolezza. Luminoso, con un ventaglio olfattivo ricco ed invitante, con note di frutta candita, miele e zafferano, accompagnati da ricordi di bergamotto e da un rinfrescante tocco balsamico. Il sorso è dolce e avvolgente, ma sostenuto da una freschezza vivace che lo allunga gradevolmente. Vino perfetto da abbinare ad un ricco Tronchetto di Natale.
Farfalla Extra Brut, di Ballabio. Non può mancare uno spumante per un brindisi in compagnia. Uno spumante ottenuto da Pinot Nero al 100%, raffinato e ricco di personalità. Il suo colore attrae con riflessi dorati e lucenti, impreziositi da un perlage fine e persistente. Ricco di profumi che ricordano la frutta secca e gli agrumi, è fresco, saporito e particolarmente appagante al palato. Uno spumante da bere per un brindisi augurale o che possiamo eventualmente abbinare ad un antipasto a base di tartine agli scampi.
Giovanni Solaroli, giornalista docente Ais
Romagna Sangiovese Riserva Domus Caia di Stefano Ferrucci. Un autentico fuoriclasse nella sua categoria, con il suo stile “morbido” unico e inimitabile. Un rosso nostrano che non teme il tempo e arrosti e formaggi stagionati non aspettano altro.
Spumante Metodo Classico Trento Doc 51,151 di Cantina Moser. Indimenticabile l’emozione provata quando Moser fece il record dell’ora con 51,151 km. Con la medesima velocità si arriva alla fine di questa bella bottiglia ben dosata e fragrante.
Lorenzo Tersi, wine manager LT Wine
Beato Enrico, di Tenuta Santini
Mater Matuta, di Casale del Giglio
Lorenzo Tosi, giornalista Edagricole
Rocca Corneta 2021 di Viticoltori Alto Appennino Emiliano. Primo vino Piwi della nostra regione entrato nella specifica competizione dei vini da viti resistenti della Fondazione Mach di San Michele all’Adige (Tn) e che ha ricevuto la menzione nella categoria vini frizzanti. È prodotto da una giovanissima società agricola bio a Rocca Corneta (Bo) alle pendici del Corno alle Scale. Un esordio assoluto che offre l’occasione per brindare ad un futuro di sostenibilità per il nostro vino.
Re di Revì riserva 2013. Sempre per brindare, questa volta alla continuità con la tradizione del nostro passato, prendo spunto da un mio recente articolo sulla vocazione del Trentodoc a marcare il territorio e a manifestare un potenziale evolutivo che si esprime con una complessità aromatica che si libera nel lungo affinamento, ben 120 mesi per un incontro dall’esito da primatista.
Caterina Valbonesi, delegato Ais Romagna Forlì
Ultra in Qvevri bianco IGT 2022, di La via del Colle. Quando dicembre bussa alla porta, la casa inizia a danzare, con un rituale immancabile la sera della vigilia di natale quando si cucina il baccalà. Il vino da abbinare? Ultra in Qvevri bianco IGT 2022. Albana in purezza macerato e affinata in Qvevri “tipica anfora georgiana interrata” sulle bucce per 5 mesi. Siamo a Collinello di Bertinoro, azienda Agricola biologica La via del Colle. Color oro antico, note ambrate. La sua matrice albana regna all’olfatto, portando scie che richiamano albicocca, mela cotogna, bergamotto, arricchito da sensazioni di frutta secca, resina d’abete. Al sorso sorprende la freschezza che si lega ai leggeri tannini, chiede con ritorno di frutta secca e resina, in equilibrio con la sua morbidezza. Ottimo abbinamento con il baccalà al latte ma ben si sposa con le altre ricette.
Moscato d’Asti DOCG, di Vittorio Bera. È il vino immancabile per il dolce, un vecchio amore, elisir dolce e frizzante. Giallo paglierino intenso, brillante, leggera schiuma e bollicine che fanno corone a sprigionar un aroma di moscato, un rimando ad agrumi. Al sorso inconfondibile aroma, delicata dolcezza ben bilanciato alla freschezza, chiude con sapore di frutta. Invita al sorso e ad un altro sorso. Un classico senza tempo.