Se comunemente il Vinsanto per antonomasia è toscano, non bisogna mai dimenticare che in altre Regioni italiane sono presenti piccole produzioni di questo vino che rappresentano tante perle enologiche da ricercare e da scoprire.
Anche l’ Emilia ha la sua micro produzione di Vinsanto, che in questo caso prende il nome dal piccolo borgo medioevale di Vigoleno in Provincia di Piacenza. Si tratta di un vino di antichissima tradizione, la cui fattura, particolarmente complessa e laboriosa, si è tramandata per secoli di padre in figlio e che dal 1996 ha ottenuto la DOC Colli Piacentini Vinsanto di Vigoleno, una delle denominazioni più piccole d’Italia, con una quantità prodotta inferiore alle 3.000 bottiglie l’anno.
Ma procediamo con ordine, come detto il Vinsanto di Vigoleno ha origini molto antiche, se ne parla già in alcuni documenti del 1500, dove viene definito un prodotto costoso e molto pregiato. Successivamente se ne trovano tracce in numerosissimi testi, che ci portano fino ai giorni nostri, dove vengono costantemente decantate le qualità particolari di questo vino dolce che può essere invecchiato e conservato per decine di anni.
Come per gli altri Vinsanto, anche in questo caso il nome prende sicuramente origine da rituali religiosi, lo si usava come vino da messa, di norma la sua pigiatura avviene nella settimana immediatamente precedente il Natale, nel caso specifico di Vigoleno oltretutto nel 1800 ed inizi ‘900 era la Parrocchia stessa del paese che ne comandava la produzione e la distribuzione. I viticoltori portavano le uve che venivano fatte appassire negli scantinati del Castello, dopo 3 anni di invecchiamento il Vinsanto veniva distribuito ai fedeli delle Parrocchie limitrofe ed utilizzato come vino da messa. Il territorio di produzione è particolarmente limitato, comprendendo in pratica il solo
Comune di Vernasca, dove, oltre alla coltivazione, devono essere svolte tutte le operazioni di produzione ed invecchiamento del vino, compreso l’imbottigliamento nella classica bottiglia “renana”. Il Disciplinare di Produzione prevede l’utilizzo di una serie di uve bianche composte per il 60% da: marsanne, bervedino, sauvignon, ortrugo e trebbiano romagnolo. Il restante 40% può provenire da altre uve bianche non aromatiche autorizzate in Provincia di Piacenza, fra le quali melara e santa maria, i localissimi vitigni storici di produzione di questo vino. Dopo la vendemmia le uve vengono poste ad appassire nei solai, per poi essere pigiate, o meglio “torchiate”, dopo il 1° Dicembre. La torchiatura delle vinacce viene effettuata per diverse volte, fino al momento della decantazione finale e del successivo affinamento per almeno 60 mesi. Per quest’ultimo procedimento si utilizzano 5 caratelli, uno per ogni anno di invecchiamento, facendo 5 travasi del vino esattamente il 24 giugno, festa di San Giovanni. Durante tutto questo lungo processo, che avverrà senza particolari controlli della temperatura, il vino subirà una serie di processi chimici che gli doneranno complessità ed aromi tali da garantirgli la fama che merita.
Il vino ottenuto è sicuramente straordinario, con un colore dorato tendente all’ambra, un profilo olfattivo delicato ed al tempo stesso di una complessità entusiamante, un gusto pieno ed armonico, con grande corposità ed una persistenza infinita dopo la deglutizione. Un vino che si adatta perfettamente con biscotteria secca, che può tranquillamente sostenere il cioccolato, di sicuro si sposerebbe bene con formaggi di lunghissimo affinamento e perchè no, sorseggiato lentamente come vino da meditazione.