Racconta Carlo Lucarelli, sì lo scrittore, che fino all’Ottocento per mettere paura a una persona la si minacciava dicendole “ti mando in Romagna”. Il Passatore con la sua banda imperversava, ma non era il solo, in un contesto di arretratezza, fame e disuguaglianze. Neanche il mago Silvan avrebbe immaginato che oltre un secolo dopo questo lembo di terra sarebbe divenuta una delle locomotive dell’Italia economica, di cui il vino ha fatto la sua parte.
Solo che la Romagna ha una sua peculiarità: è patria di svariati dialetti, campanili, spessori di piadina, rocche e fossati, e di una via che la taglia in due tra mare e collina. Un mosaico di stili che il Consorzio Vini di Romagna ha deciso di mettere a valore esaltando le tante sfumature del suo vitigno principe: il Sangiovese. Nasce da qui “Rocche di Romagna” il marchio collettivo che valorizza il Sangiovese di Romagna delle 16 sottozone del territorio (Imola, Coriano, San Clemente e Verucchio le new entry), presentato nella simbolica location di Rocca delle Camminate.
“L’obiettivo del marchio Rocche di Romagna è dare un impulso alla conoscenza dell’identità molteplice del Sangiovese nella nostra area e stimolare curiosità per le produzioni di Sottozona, che sono in assoluto quelle dall’impronta più fortemente territoriale – ha detto Ruenza Santandrea, Presidente del Consorzio Vini di Romagna –. Vogliamo incentivare il consumatore così come i consociati alla ricerca di espressioni sempre più autentiche del Sangiovese, interprete dei suoli in cui cresce”.
Sulla scelta del simbolo Rocca la parola al direttore Filiberto Mazzanti. “Le Rocche sono elementi simbolici di territorio: si tratta di edificazioni molto diffuse in Romagna, dal valore storico e iconico, racconti di frammenti differenti del mosaico di particolarità che è la Romagna. E proprio il mosaico, nello specifico l’arte musiva del mausoleo di Galla Placidia a Ravenna, è stato scelto come icona per rappresentare il marchio Rocche di Romagna: un’unione di tessere che creano una figura, così come le sottozone del Sangiovese restituiscono di questo vino un’immagine unica seppur fatta di molteplicità”.
Sostiene il progetto Kerin O’Keefe, critica americana fondatrice di kerinokeefe.com: “La gente non vuole solo sapere sempre cosa c’è dentro ma anche dietro la bottiglia: produttore, terroir, storia e cultura. Le rocche esemplificano bene questa varietà come gli stili di Sangiovese nelle tante espressioni di territorio e suoli”. La giornalista americana poi si sbilancia: “Il mercato americano è molto innamorato del Sangiovese”.
Alla presentazione c’è anche Carlo Lucarelli a cui la Regione ha affidato il racconto delle Rocche di Romagna. “Le rocche sono un patrimonio di storie, avventure, luoghi di violenza, passaggio, conquista, potere. Sono parte identitaria di un territorio, come il vino che è un pezzo centrale della nostra terra. In Romagna abbiamo la cultura dello stare bene, del godere ciò che si sta facendo. Questo è un tratto che ci contraddistingue e che abbiamo solo noi”.
Applaude il progetto “Rocche di Romagna” l’assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi. “Questo è un progetto collettivo e unitario che deve essere preso a riferimento a livello regionale, perché ha avuto la capacità di mettere insieme consorzio, istituzioni e produttori. Siamo una delle prime regioni per quantità di produzione ma soprattutto siamo i primi per denominazioni e biodiversità. Il vino è un prodotto agricolo che interseca tanti elementi, dalla ristorazione alla cultura. È un formidabile veicolo per fare conoscere il territorio. Le persone cercano prodotti distintivi, autenticità, storia, relazioni, buon vivere: la Romagna ha tutto ciò”.