Qualche tempo fa, non ricordo con precisione, su una rete televisiva nazionale è andato in onda un autentico scoop. Mentre ascoltavo il servizio non potevo credere alle mie orecchie. Il cronista aveva fatto la scoperta del secolo: un ristoratore, di Roma presumo, visto che servizi e interviste in tv sono “romanocentriche”, aveva ideato il Winesharing come antidoto alla crisi di vendite del vino.
Come funziona questa miscela esplosiva fatta di coraggio e genialità imprenditoriale? In pratica il ristoratore, quando percepisce (boh, probabilmente avrà uno strumento particolare) che una coppia di clienti vorrebbe bersi un vino costoso, ma non ha soldi per l’intera bottiglia, si incarica di trovare in sala un’altra coppia che accetti di dividere costo e bottiglia. Et voilà, il winesharing è compiuto. Da un lato sono contento perché anche a Roma, dove ai Jap si vende la mezza minerale con lo stesso sistema, visto l’insostenibilità del prezzo, ci si è accorti che il vino si può vendere con altre formule, ma dall’altro sono triste, infelice ed invidioso perché avrei voluto essere io a fare uno scoop da premio Pulitzer come questo.
Legittimamente resta solo da chiedersi quand’è che scopriranno la vendita a bicchiere. In fatto di scoop per ora mi devo accontentare di segnalare la tendenza all’aumento di locali che fanno della mescita a bicchiere un modo per vendere vino, non appesantire le tasche e accontentare i clienti.
Pochi giorni orsono, cenando alla Lanterna di Brisighella ho, per l’appunto, apprezzato la qualità di un paio di vini proposti a bicchiere, scelti da una carta ristretta ma ben congegnata. Solitamente non è così, credetemi. Una buona bottiglia aperta, e privata dell’aria con l’apposita pompetta, può durare un paio di giorni quindi non c’è alcuna ragione per non rinfrescare la proposta a bicchiere e far ruotare i vini nella carta.
Il pensiero del ristoratore “e se poi non la vendo tutta, che faccio?” non ha senso di esistere. Cari ristoratori, non vi si chiede di aprire a bicchiere un Latour ’82 o un Clos du Mesnil, ma solo una buona (ci si accontenterebbe anche di discreta) bottiglia aperta magari all’istante o al massimo da ieri.