Il percorso è iniziato un paio di anni fa (leggi news) e per certi versi lo possiamo definire storico: mettere insieme vari consorzi del Lambrusco e fare sistema. Il risultato è stata la nascita del Consorzio Tutela Lambrusco Doc capace di unire le varie anime del territorio emiliano per un vigneto di oltre 10mila ettari e una settantina di soci. Abbiamo incontrato il Presidente Claudio Biondi, con il quale abbiamo fatto un primo bilancio di questo percorso.
Presidente Biondi, il Consorzio del Lambrusco ha saputo mettere insieme diversi consorzi sul territorio (Modena, Reggio…). Un primo bilancio di questa esperienza?
Con due province che incidono per circa il 90% sul patrimonio nazionale di Lambrusco, unificare i consorzi ha rappresentato una operazione logica e per certi versi necessaria, per massimizzare le sinergie e offrire quanti più servizi possibile ai nostri circa 70 soci, i cui vigneti di uve Lambrusco si estendono nel complesso per oltre 10.000 ettari tra Modena e Reggio Emilia.
Soddisfatto del percorso?
Crediamo che la strada che abbiamo intrapreso sia quella giusta: è da un lato un dovere e dall’altro un onore quello di investire tutte le nostre energie e il nostro impegno in denominazioni che hanno saputo offrire opportunità importanti all’interno della filiera, anche ai giovani. Sempre con un occhio alla qualità e allo sviluppo sostenibile del territorio.
Il Lambrusco nei due anni di pandemia: la lezione più importante?
In questi due anni il Lambrusco ha continuato a mantenere un trend positivo. Se da un lato i frequenti stop and go della ristorazione hanno avuto un riflesso sulle vendite in questo canale, le vendite in Gd e Gdo sono aumentate così come quelle imputabili al consumo domestico. A due anni dall’irrompere della pandemia, i consumi sono in crescita. I nostri Lambrusco hanno saputo mantenere la propria posizione di mercato, anche grazie alla loro grande versatilità: sono vini perfetti a tutto pasto, che ben si prestano ad accompagnare aperitivi ma anche, nella loro versione amabile, i dessert.
Le sfide del Lambrusco in questo 2022 iniziato da poco?
Tra le nostre sfide per quest’anno appena iniziato c’è quella di tornare a svolgere iniziative in presenza in diversi Paesi, in Italia e all’estero, con abbinamento enogastronomico. Ci piacerebbe portare avanti il concetto che il Lambrusco può ben sposarsi a piatti della tradizione, ma non solo. Non a caso, una delle recenti iniziative che ha coinvolto il gruppo dei giovani produttori del Lambrusco, e che replicheremo nel 2022, ha previsto occasioni di incontro con giornalisti e appassionati. In queste serate, sono stati proposti abbinamenti vincenti tra piatti etnici e diverse Doc del Lambrusco, ciascuna con le proprie peculiarità e sfumature.
Il Lambrusco nei mercati esteri: quali azioni e prospettive?
Il Lambrusco è uno dei vini più esportati, ecco perché quando si parla di promozione non si può non pensare all’estero. In epoca di pandemia, con i viaggi fortemente limitati e tante manifestazioni fieristiche internazionali saltate, siamo stati felici di poter festeggiare il Lambrusco Day il 21 giugno: una giornata, coincidente con il solstizio d’estate, durante la quale in diverse parti del mondo si è brindato con un calice di Lambrusco. Una iniziativa simbolica che ci auguriamo possa ampliare la propria portata quest’anno arrivando a raggiungere non solo gli addetti ai lavori ma anche il consumatore finale.
Altre iniziative?
In aggiunta nel corso del 2021 abbiamo organizzato e gestito alcune masterclass digitali che ci hanno portato a dialogare con operatori e giornalisti internazionali, in particolare da Germania, Giappone e USA. Sono azioni di cui ci proponiamo di ampliare la portata nel 2022, con l’auspicio che la situazione legata alla pandemia possa concedere un po’ di respiro agli eventi in presenza. Ad oggi, le manifestazioni internazionali del vino, da Vinitaly a Prowein, risultano regolarmente confermate e il Consorzio Tutela Lambrusco Doc conta di potervi partecipare.