Modigliana, poco più di 4000 abitanti, fino a poco tempo fa conosciuta quasi esclusivamente per il suo pittore natale Silvestro Lega. Da alcuni anni c’è un’altra lega che ha attecchito su queste alture. Sono undici produttori artigiani, undici come una squadra di calcio il cui nome è negli almanacchi del vino: Stella dell’Appennino. In una collina che si spopola per i prodromi di una terra ostica e insidiosa, ecco che un gruppo di produttori - sarebbe meglio dire sognatori - decidono di mettersi insieme e fare dei punti “debolezza” i loro elementi di forza.
Che qualcosa di originale aleggi da queste parti basterebbe ascoltare Renzo Morresi nel primo dei due giorni organizzati dall’associazione al Borghetto di Brola. L’esordio è con una citazione biblica (“La pietra scartata dai costruttori è diventata testata d’angolo”), dopodiché arriva persino Platone. Poi il progetto: “I nostri suoli sono la nostra originalità. Noi siamo come un nero con gli occhi azzurri e i capelli biondi: un unicum. Non facciamo grandi numeri ma proprio la scarsa produzione (40-60 quintali per ettaro su un’area di 350) è l’elemento di forza. L’altitudine, un bosco di 6000 ettari (in crescita di 80), tre tipologie di terreni: ecco, tutto questo lo trovate solo a Modigliana. I nostri vini ne sono lo specchio fedele”.
Fil rouge di Baldi
La forza del progetto non sta in un’idea calata dall’alto ma trova radici nella storia di Modigliana, più precisamente in quell’avventura a Castelluccio sorta negli anni ’70 da Gian Vittorio Baldi. “Un intellettuale di rottura – lo descrive Giorgio Melandri che l’ha conosciuto, dedicandogli un evento a Enologica a Faenza – Così come nel cinema ha trovato un registro innovatore, lo stesso ha fatto con il vino a Modigliana in un territorio dimenticato da tutti, con i consigli di Veronelli, e con giovani agronomi dell’università di Bologna”.
Carta delle sottozone
Stella dell’Appennino riprende il filo di quel discorso, consapevole che quelle tre valli (Ibola, Tramazzo, Acerreta) si trovano solo a queste latitudini. E proprio facendo leva su quell’unicità è stata presentata una carta delle sottozone che localizza le 11 cantine e le loro vigne. “È la prima carta del genere mai fatta in Romagna, un punto di partenza che spinge la produzione di Modigliana sempre di più verso temi artigianali e territoriali - ancora Melandri - Facciamo vini con l’ambizione di condividere gli odori che sentiamo in alto nei boschi. È un patrimonio sfaccettato e cangiante di profumi – balsamici, speziati, terrosi, fruttati – che cambia valle per valle e che stiamo portando in giro per il mondo. Ci sono tre sottozone finalmente codificate, con confini precisi e una descrizione chiara delle caratteristiche che esprimono nei vini”.
Il “fuoco” di Nelson
E se istituzioni di varia tipologia appoggiano il progetto (Enoteca regionale, Consorzio Vini di Romagna, Ais Romagna, Regione e Comune), è un palato fino a raccontare i vini della Stella. È Nelson Pari, senior sommelier del prestigioso club 67 Pall Mall di Londra, che ha guidato una degustazione in quattro capitoli come una “tempesta perfetta”. Maglietta dei Led Zeppelin prima, con l’effige di Fuoco poi (il film di Baldi), ti conduce alla consapevolezza che Modigliana ha tutte le carte in regola per essere una “nuova Borgogna”.
L’inconsapevolezza del Nobel
Quello che rimane al termine della due giorni è un piccolo territorio che si fa paladino di un racconto come raramente è avvenuto in Romagna, unito alla consapevolezza che la nostra terra con le sue sottozone (arriveranno a 16) ha ancora tanto potenziale da sprigionare.
E questo proprio nei giorni in cui il Nobel per l’economia Michael Spence ci diceva che “piccolo è bello solo se connesso”, riferendosi all’economia della Romagna. Spence non lo sapeva, ma il suo riferimento era alle “connessioni” di Modigliana.
Ps. In questo articolo manca l’elemento centrale degli undici protagonisti della Stella. Eccoli serviti: Cantine Intesa, Casetta dei Frati, Ronchi di Castelluccio, Fondo San Giuseppe, Lu.Va., Menta e Rosmarino, Mutiliana, Il Pratello, Il Teatro, Torre San Martino, Villa Papiano