Rimini, stella dell’Adriatico, paradiso delle vacanze per famiglie in cerca di svago e accoglienza a prezzi popolari, nirvana per single a caccia di avventure. Luogo di perdizione ma anche di fraterna accoglienza dove un buon pasto lo si può trovare dappertutto. E anche città natale di Federico Fellini, che il prossimo anno festeggerà il centenario della sua nascita. Tutto questo e molto altro ancora è stata ed è tuttora Rimini.
Tutto meno che una città di sperimentazione gastronomica, di eccellenza nella ristorazione gourmet, come si dice oggi, piuttosto un paesone in grado di riempire la pancia a tutti. Niente di disonorevole, anzi tutt’altro. Soddisfare milioni di turisti ogni anno, mettendo nei loro piatti porzioni generose, a volte frutto di lavorazioni autenticamente casalinghe, e altre invece semplicemente approfittando di una solida filiera a monte, non è certo impresa di poco conto.
Sinora però è mancata la vocazione all’eccellenza, che per i ristoranti si traduce nel riconoscimento della celebre “rossa” Michelin. Parlo di vocazione collettiva, che vada oltre il numero esiguo di stellati in rapporto alla potenza di fuoco in campo. Taluni tentativi del passato, l’Acero Rosso e Palazzo Guidi per citarne un paio, sono naufragati nel giro di poco tempo. Ora la “Rossa” ce ne segnala due, uno dei quali propone una cucina “di tendenza” con influenze sudamericane.
Un terzo ristorante potrebbe averla a breve per qualità, esecuzione, accoglienza e carta dei vini, anche se il responsabile, Andrea Tani, sull’argomento glissa, preferendo invece parlare della prima Carta del Decennale. Una carta che riflette la conoscenza delle materie prime dello chef, pardon cuoco, Silver Succi, che riesce a mettere nei piatti una giusta dose di creatività, senza sfociare nell’esibizionismo fine a se stesso. Le preparazioni di Silver sono autentici classici, riletti e filtrati con un occhio personale, fatti di accostamenti creativi e realizzati con padronanza assoluta delle tecniche di cottura.
Carta ampia e articolata in più proposte, dalla quale peschiamo tre piatti mooolto buoni: il piccolo benvenuto della cucina, una declinazione asciutta del Passatello, con calamari, vongole e cime di rapa. Preferenze e richiami ai piatti della tradizione marinara e di terra arricchiti con ingredienti di stagione come nel Bocconcini di Stinco di vitello con insalatina di puntarelle, aceto vecchio e acciughe dell’Adriatico. Gioco di contrasti e consistenze nell’eccellente Risotto ai cavolfiori, capesante, rombo, e selezione di caviali.
Fabrizio Timpanaro, maitre sommelier, ci ha abbinato tre ottimi vini: un Rebola della riminese San Valentino, un Timorasso di Mariotto e un Marzieno di Fattoria Zerbina. Vini scelti da una carta ampia e ragionata, dove nulla è lì per caso: accanto a vini classici e noti, anche numerose etichette di produttori artigiani, veri e propri gioielli scelti grazie alla passione e alla competenza di Fabrizio, con ampio spazio alle referenze locali.
Chi non conosce il Quartopiano potrà forse sentirsi, d’acchito, intimorito dagli arredi che sono di gusto moderno, con un pizzico di lusso esibito nei lampadari, ma compensati da tavoli ampi e comodi. In estate, tempo permettendo, si cena sul roof, da cui si gode una bella vista sulla città, sul mare e sulle colline circostanti. In sostanza: come essere al settimo cielo salendo al Quartopiano.
QUARTOPIANO Suite Restaurant
Via Chiabrera, 34/C - Rimini
www.quartopianoristorante.com