C’è una parola che Julia Prestia ripete più volte nel suo ottimo italiano con inflessione teutonica: “rinascita del Lambrusco”. A voler sottolineare una nuova generazione di produttori come in effetti da tempo si è affacciata sulla scena emiliana, lontana dal concetto dei grandi numeri serviti nel bottiglione. Julia dal 2015 è alla guida di Venturini Baldini, insieme al marito Giuseppe, azienda agricola nelle terre di Quattro Castella nel reggiano, 130 ettari di tenuta, 32 dei quali vitati in regime biologico. L’azienda da tempo ha messo in campo un progetto di enoturismo: resort con 11 stanze, un ristorante, visite in vigna, una storica acetaia. Con Julia tracciamo un bilancio di quest’ultimo difficile periodo e parliamo dei progetti in cantiere.
Come ha affrontato la pandemia Venturini Baldini (VB)?
Come tanti altri abbiamo vissuto un periodo non facile, soprattutto per una azienda agricola come la nostra per l’80% vocata nel canale horeca. Abbiamo lavorato sul marketing, nel rapporto diretto con i nostri clienti e fatto attività di comunicazione social con i consumatori anche attraverso eventi live. Da tempo avevamo scommesso sull’e-commerce e così la pandemia non ci ha colti impreparati. Siamo entrati nella piccola distribuzione con la linea Montelocco. Adesso siamo pronti per ripartire anche sul fronte dell’ospitalità e degli eventi.
I mercai esteri?
Per noi sono centrali, rappresentano il 50% della nostra produzione. Anche qui il contraccolpo c’è stato, tuttavia ci sono segnali di ripresa nei pragmatici mercati di Stati Uniti e Canada, molto importanti per noi. Più cauta è la situazione in Europa.
Guardiamo avanti. Come saranno i prossimi mesi?
A giudicare dalle prenotazioni nel nostro relais direi positivi. La speranza è la ripartenza del turismo, come la scorsa estate, a partire dalla Riviera Romagnola con cui lavoriamo tanto. Più in difficoltà è la situazione nelle grandi città. In generale comunque c’è voglia di ripartire e l’enoturismo rappresenta un asset centrale.
Quale ruolo per il Lambrusco in questa ripresa?
Il potenziale è grande, grazie soprattutto a nuova generazione di viticoltori. L’obiettivo che ci siamo dati come Venturini Baldini è un vino sociale, di compagnia, piacevole e di qualità, un vino che regge senza problemi il paragone con altri più affermati, presente nelle carte dell’alta ristorazione. Chi beve un calice sa molto di più rispetto agli anni addietro e questo è un bene per il Lambrusco.
Cosa ne pensa della nascita di un unico Consorzio del Lambrusco?
È un bene, è lo specchio di un cambio di passo dettato dall’affacciarsi di nuove generazioni. A volte all’estero il Lambrusco è conosciuto nella versione dolce e di bassa qualità. C’è tanto lavoro da fare ma siamo sulla strada giusta.
Parliamo di Venturini Baldini. Una tenuta immersa nel verde, una villa del Cinquecento, un’acetaia storica, un ristorante…
E soprattutto tanti eventi in programma come il Picnic in famiglia insieme alla Fondazione Reggio Children domenica 13 giugno, i Mercoledì del Rosè dal 16 giugno l’Apericena del venerdì e la domenica “Pizza e Bollicine”. E al centro di tutto c’è il nostro progetto enologico coordinato da Riccardo Cotarella che detta la linea dei nostri vini.
Nel 2015 rilevate la VB: ne valeva la pena?
Malgrado quest’ultimo periodo non sia stato facile, dico di sì. Abbiamo fatto questa scommessa per amore, passione e un po’ di follia. Insieme a mio marito Giuseppe cercavamo una tenuta dove investire, per caso abbiamo conosciuto questa realtà e ce ne siamo innamorati subito. Il lavoro è stato tanto e altrettante sono le soddisfazioni.