Addio sudditanza alla Toscana

Il sangiovese in salsa romagnola sta vivendo uno dei periodi più fulgidi della sua pur breve storia. Poco importa che si possa dimostrare una primogenitura romagnola sull’utilizzo del nome sangiovese o sangioveto, quando le storie e i grandi vini di successo mondiale da sangiovese non sono nati sulle nostre terre, bensì sull’altro versante dell’appennino tosco-romagnolo. Ciò che conta oggi è che la situazione sta cambiando, e in parte è già cambiata. Qualunque persona che abbia partecipato a degustazioni comparative potrà dirvi che la sudditanza nei confronti dei vicini toscani non ha più ragion d’essere. A condizione però di fare vini romagnoli e rinunciare a scimmiottare i vini toscani.

Questo significa che sono necessarie alcune precondizioni, il vignaiolo deve conoscere bene il proprio vigneto, suolo e terreno, microclima e mesoclima, saper orientare bene i filari, ecc.., insomma tutta quella serie di pratiche agronomiche e di cantina che distinguono un bravo artigiano che sa dove opera e cosa vuole, da un imprenditore agricolo che mira solo a far reddito. Fin qui direi che siamo saldamente sull’ovvio e scontato.

Ma eccovi, per la cronaca, un esempio concreto. Prendiamo la zona di Oriolo, posta nella prima fascia collinare delle campagne del faentino verso il forlivese, è un’area dove, a grandi linee, i suoli hanno una notevole componente sabbiosa. Negli anni ho sempre trovato molto centrati i bianchi da albana, con vette di assoluta eccellenza raggiunte negli ultimi anni, e invece meno riusciti i rossi da sangiovese.

Complice un guizzo di intuito, mi ero fatto sagacemente l’idea che quella fosse una enclave albanista e che i rossi fossero destinati all’anonimato. Come dicevo in premessa però, qualcosa è cambiato, e alcuni sangiovese interessanti sono già sul mercato. Tra questi va segnalato il sangiovese di Ancarani Oriolo 2016, vale a dire il sangiovese con la MGA dichiarata.

Claudio Ancarani è vignaiolo già di per sé attento e capace, ma da quando gli è fianco la moglie Rita i vini targati Ancarani sono decollati, trasformandosi in vini più identitari ed espressivamente puri. E dopo questa severissima critica, ecco due parole di merito, anzi doppio merito: aver utilizzato la MGA Oriolo, che di certo non ha il fascino di Catherine Deneuve, e aver puntato a fare un sangiovese ben proporzionato, succoso, rinunciando a eccessi estrattivi e forzature aromatiche in favore di un assetto gustativo solo apparentemente semplice. Ne sintetizzo la descrizione: sottrazione senza rinunce, frutto chiaro e infiltrato di freschezza, tannini ben distribuiti e, vivaddio, una alcolicità adeguata al contesto.

ROMAGNA SANGIOVESE ORIOLO 2016 DOC
12 EURO

Ancarani vini – Via San Biagio Antico, 14- Faenza
www.viniancarani.it


Giovanni Solaroli
Giornalista, degustatore ufficiale, docente AIS, per anni è stato il referente per la Romagna della Guida Ais nazionale Vitae. E' co-autore del primo e unico libro interamente dedicato all’Albana di Romagna.
giovannisolaroli@gmail.com

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