Se negli anni ‘80 la parola d’ordine era abbandono delle campagne per privilegiare il terziario (gli yuppie ricordano qualcosa?), pare che da tempo le cose stiano cambiando. Al punto che un italiano su tre (32%) vede nell'agricoltura un interessante ambito di lavoro.
Lo dice una ricerca dell’Osservatorio Reale Mutua dedicato all’agricoltura. Secondo l’indagine CAWI condotta dall’istituto di ricerca Nextplora, l’agricoltura può essere un buono sbocco lavorativo per i giovani (37%), capace di dare soddisfazioni e di trasformare una passione in una professione. Le nuove generazioni, dicono gli italiani, possono trovarvi una realtà formativa e altamente stimolante (19%), per quanto piuttosto faticosa (19%).
Lavorare in agricoltura, dicono gli italiani, ha molti aspetti positivi: tra i principali, per quasi uno su due (42%) offre l’opportunità di riavvicinarsi alle tradizioni e al territorio e un ulteriore 38% sottolinea il senso di realizzazione che deriva dal veder concretizzarsi davvero gli sforzi compiuti col proprio lavoro.
Ma cosa rappresenta l’agricoltura agli occhi degli italiani? Un terzo degli intervistati (32%) la associa alla parola tradizione, e quindi al legame con i valori e le specificità del territorio, e un ulteriore 26% la connette all’idea di salute e sana alimentazione. Per un italiano su cinque, invece, il primo pensiero è quello della fatica connessa al lavoro nei campi (19%), mentre per il 15% agricoltura vuol dire soprattutto Made in Italy e le sue eccellenze.
La pandemia ha avuto indubbie ripercussioni sul settore, che ad esempio – stima il CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) nel suo ultimo bollettino CreaAgritrend - ha visto una riduzione del 12,8% del PIL agricolo nel secondo trimestre 2020 rispetto ai tre mesi precedenti. Ma, insieme a ciò, l’agricoltura si trova ad affrontare anche altre tematiche ormai entrate nel percepito degli italiani: in primis quella del cambiamento climatico e dell’inquinamento (56%). Un intervistato su quattro (26%) cita anche i limiti spesso posti da normative vincolanti e un ulteriore 8% individua tra i fattori contrari la diffusione sempre maggiore di mode che promuovono prodotti alimentari esotici.
“L’agroalimentare è comparto assolutamente centrale per l’Italia che quest’anno ha dovuto, e deve tuttora, confrontarsi con gli effetti della pandemia di Covid-19. L’auspicio è che il settore nel suo insieme e il Paese riescano a superare questa nuova fase di difficoltà e intraprendere appieno il cammino della ripresa", commenta Michele Quaglia, Direttore Commerciale e Brand di Gruppo.