Il buongiorno di Terre della Rocca

di Filippo Fabbri e Giovanni Solaroli

Se il buongiorno si vede dal mattino…questa, per Terre della Rocca, sarà una bella giornata.

Non solo per i due vini realizzati, ma per la magnifica vista che si gode sui vigneti. Ci si arriva tagliando il paese di Riolo, poi ci si inerpica in una strada sterrata nel cuore della valle agricola. Accanto a una struttura rimessa a nuovo nella quale viene ospitata una sala degustazione e ci sarà un museo sulla storia della geologia del territorio, troviamo un vecchio casolare di campagna. Il progetto è della Banca di Bologna Real Estate gli ettari complessivi sono una quarantina, una decina già vitati per arrivare poi a 20. “Abbiamo acquistato tre grandi poderi – spiega il presidente Marco CavalieriDi questo (Terra della Rocca, ndr) ci siamo innamorati e abbiamo deciso di valorizzarlo quale patrimonio di tutti. È una questione di pelle che ha prevalso sul business”.

A coordinare il progetto è Giorgio Melandri in una squadra che mette insieme l’agronomo Francesco Marchi, l’enologo Tommaso Bindi, con il coinvolgimento di Francesco Bordini nella progettazione di nuove vigne. La vinificazione avviene a Villa Papiano.

Ad oggi due sono i vini prodotti (8000 le bottiglie in tutto), a cui si affiancherà a breve una valida scommessa sui bianchi: Albana (versione Metodo classico), Trebbiano e Pagadebit. L’interesse per questo progetto sta nella novità rappresentata per la Vallata del Senio, storicamente povera, se non addirittura priva, di interpreti capaci (e desiderosi) di trasmettere al vino i caratteri di questa particolare porzione del territorio romagnolo. “E’ una terra di argille rosse a ridosso della Vena del Gesso tutta da raccontare”, spiega Melandri.

Un vuoto al quale vuole dare una risposta Terre della Rocca. In mancanza di produttori storici e di punti di riferimento, l’ingresso nel mondo del vino romagnolo di questo nuovo attore va quindi visto con l’occhio entusiasta di un bimbo.

I due vini assaggiati, pur se proveniente da una vendemmia d’emergenza (2019), ci mostrano che anche su terreni argillosi è possibile ricavare dei sangiovese con caratteri di eleganza, tenori alcolici meno esuberanti e strutture più snelle.

I due Sangiovese Furha del Basino”, (Fuhra sta per Forra) e Trinzano del Basino (Basino sta ad indicare l’esposizione a nord) convincono già dal colore: due rossi che si lasciano trafiggere dalla luce, e preannunciano entrambi la delicatezza dell’estrazione polifenolica. Tenui ma nitidi anche i profumi, che ammiccano alla viola e al frutto rosso, ma con ricami speziati. Più accentuati nel Trinzano che si arricchisce dal leggero passaggio in tonneaux. Entrambi i vini hanno snellezza e sapore: il Trinzano ha un grammo in più di complessità, ma il Fuhra scorre in bocca come un ruscello di montagna. Entrambi hanno frutto saporito e fresco, caratteristiche che si esaltano grazie ai tannini integrati e alla moderazione alcolica. Se cercate un aggettivo che li unisca eccovelo: equilibrio.

www.terredellarocca.it


Giovanni Solaroli
Giornalista, degustatore ufficiale, docente AIS, per anni è stato il referente per la Romagna della Guida Ais nazionale Vitae. E' co-autore del primo e unico libro interamente dedicato all’Albana di Romagna.
giovannisolaroli@gmail.com

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