C’è un’atmosfera cupa nell’ampio e variegato universo gastro-televisivo. “La tv è seriosa nel game, nel talent e nel tutorial. Non c’è libertà, ironia, divertimento come meriterebbe il tema. L’Artusi si rivolterebbe dalla tomba nel vedere programmi simili”. Parole che fanno pensare quelle di Giorgio Simonelli, docente all’Università Cattolica di Milano, dette nel convegno “La ricetta nella radio e alla televisione”, ospitato a Casa Artusi in occasione del bicentenario. La sua è stata una lezione molto interessante sulla rappresentazione della ricetta nel media che ha segnato il secolo scorso: la televisione. Di seguito alcuni passaggi del suo intervento.
Boom il tv
“Malgrado ci siano tanti programmi in radio, il boom dei programmi dedicati al cibo è avvenuto in televisione. Una annata vicino a noi ci ricorda che le proposte nei palinsesti dedicate al tema erano un centinaio. È una esplosione trasversale, nella diversità delle reti: pubbliche, commerciali, pay-tv. Ed è trasversale anche alle nazioni, nel panorama internazionale come ha evidenziato Francesco Buscemi in un suo saggio. Il caposcuola è il Regno Unito”.
Il ruolo della ricetta
“Qual è il ruolo della ricetta in questo contesto? Roberto Fiori ha intervistato Carlo Petrini, il quale ha detto che i ‘programmi di cucina mi hanno stufato perché hanno preso la deriva ludico-ricettistica. Non c’è una visione olistica della gastronomia’. La ricetta secondo lui, quindi, è sul banco degli imputati. Penso che il discorso vada sviluppato e ampliato. La ricetta in televisione è presente in diverse sfaccettature. Ho elencato sei modi per esserci.
Nasce il Game
Primo. “La ricetta in tv diventa un campo di sfida, in due macro generi come il game (la sfida) e il Talent. È il genere più diffuso ma anche antico. Il primo programma nella storia è stato ‘Colazione allo studio 7’ nel 1971, la domenica, una gara tra due ristoranti, in studio Luigi Veronelli e Umberto Orsini. Per la prima volta si parlava di cibo con veri cuochi. È il nonno della Prova del cuoco.
Il passaggio dal Game con i professionisti al Talent con gli appassionati, porta alla nascita di Masterchef, format internazionale di successo della tv a pagamento. Qui avviene un secondo passaggio: il ruolo del giudice e il loro divismo divengono centrali, più dei concorrenti e delle ricette”.
Ricetta spettacolo
Secondo. “La ricetta come messa in scena e spettacolo del
cibo. Secondo Carlo Freccero il cibo mette in gioco tre sensi che la tv non può riprodurre: olfatto, gusto, tatto. Per sopperire a ciò ha aumentato il ruolo visivo: da qui arriva lo spettacolo per ovviare”.
Tutorial
Terzo. “La ricetta come tutorial, esempio di seguire.
Nasce nel 2002 dalle rubriche prima del Tg5 poi di Italia Uno con Cotto e mangiato. La ricetta come esempio di facile realizzazione in un minuto. Si parla alle casalinghe, alle donne, con un intento pedagogico per il quotidiano”.
Sana alimentazione
Quarta linea. “La ricetta come cura, per una sana alimentazione.
L’esempio più noto è il nutrizionista Marco Bianchi che insegna a cucinare per essere sani”.
Ricetta metonimica
Quinta. “Ricetta metonimica simbolo di un luogo. L’antesignano è Sereno Variabile, seguita poi da Linea verde e tanti altri… Si racconta un luogo e le sue caratteristiche e alla fine della puntata viene proposta una tavolata con prodotti del territorio. Ci dice che un luogo non è solo bello da vedere ma anche buono da gustare”.
La tv triste
In chiusura. “Nell’Artusi è presente la narrazione dell’ironia.
La tv è seriosa nel game, nel talent e nel tutorial. L’Artusi si rivolterebbe sulla tomba, visto che era ironico. In tv non c’è libertà, ironia, divertimento. Unica eccezione il programma ‘Benvenuti a tavola nord verso sud’, una fiction dal 2012-2013; finì male per gli ascolti. È la storia di due ristoratori milanesi, uno con cucina di classe e milanese, l’altro accanto con una osteria di immigrati della Basilicata. Questo è l’unico programma che sarebbe piaciuto ad Artusi”.