E' stato consegnato alla Fondazione Casa Artusi, dal sindaco di Imola Marco Panieri, il Gargagello d’oro. A ritirare il riconoscimento, in una cerimonia “virtuale” in occasione dell’inaugurazione del Baccanale, è stata Laila Tentoni presidente di Casa Artusi. Diversi i passaggi di interesse richiamati dalla presidente, militante attiva artusiana sin dalla nascita del progetto. Di seguito alcuni passaggi.
Traduzioni, arriva anche il cinese
“Casa Artusi si occupa ogni giorno di valorizzare l’opera del padre della cucina domestica, un lavoro quotidiano possibile grazie ai numerosi maestri che collaborano nel progetto. Da quando c’è Casa Artusi le edizioni del manuale si sono moltiplicate, così come le traduzioni: inglese, spagnolo, portoghese, russo, polacco, francese, giapponese e adesso ci stiamo occupando di quella in cinese”.
Manuale ancora attuale
“Siamo davanti a un testo scritto da un commerciante che amava la cucina e non sapeva resistere al raspare della penna. Ancora oggi scopriamo cose nuove dalle sue pagine. Pensiamo alla triade che campeggiava nella prima edizione: igiene, economia, buongusto. Sono parole attuali: economia significa no spreco, l’igiene è un tema di questi tempi difficili, al buongusto non dobbiamo mai rinunciare. Artusi quindi è una guida, un mentore che ancora ci aiuta”.
Il progetto Casa Artusi
“Casa Artusi tiene viva l’opera del grande gastronomo attraverso la ricerca, lo studio e la divulgazione, mantenendo vivo l’interesse per un testo di formazione civile linguistica con un’attenzione patriottica verso il cibo. Casa Artusi nasce da un progetto di Forlimpopoli città artusiana nato nel 2007, progetto che è culturale, economico e turistico.
Chi arriva a Casa Artusi trova due luoghi simbolici, la Biblioteca e la scuola cucina. La fedele Marietta nell’unica intervista che rilasciò nel 1932 alla Cucina Italiana disse che l’Artusi passava tutto il suo tempo dalla biblioteca alla cucina, in sostanza dalla penna alla pentola”.
Omaggio a Folco Portinari
“Ritiro il premio in nome di tutti coloro che hanno investito e creduto nel progetto. Oggi lo dedico a una persona sola: a colui che più di ogni altro ha creduto e voluto il progetto, ci ha pungolato, sgridato, suggerito. Non è più tra noi e me lo immagino a discutere e provocare di poesia e di cucina. Quando veniva a Forlimpopoli ci chiedeva di portare a casa dei garganelli freschi, fatti a mano con il pettine. A Forlimpopoli non c’erano. Lui voleva quelli, io li dovevo ordinare. Guarda le coincidenze: ci chiedeva dei garganelli, il simbolo del premio che ci viene consegnato. Ecco questo personaggio era Folco Portinari”.