Gli esperti sono tutti d’accordo: la Romagna se vuole dare reputazione ai bianchi deve partire dall’Albana. I sommelier di Ais lo hanno detto nella guida “Emilia Romagna da Bere e da mangiare” dove hanno assegnato un terzo delle eccellenze all’Albana (20 su 60), lo stesso dicono opinion leader, giornalisti e sommelier.
Il primo è il cesenate Gilles Degboe Coffi vincitore del Master dell’Albana 2019 (vedi fotografia) sbaragliando la concorrenza di dieci concorrenti da tutta Italia. “Si sta creando un’asse tra cantinieri, sommelier e produttori per la sua ricoperta. È un lavoro di squadra che non lascia solo il produttore ma coinvolge anche chi poi racconta e degusta il vino. Il merito dei produttori sta nell’avere portato in auge l’Albana rispettando canoni di territorio e stili di produzione. La sfida ora è quella di farsi largo fuori regione: le premesse ci sono tutte”.
Concorda il giornalista romagnolo Giovanni Solaroli autore dell’unico libro sull’Albana insieme a Vitaliano Marchi. “Il recente successo di cui gode oggi il vino Albana è il meritato frutto di un duro lavoro, la maggior parte del quale svolto da un pugno di piccoli e caparbi viticoltori, spesso figli di una generazione che l’Albana invece l’ha martoriata non avendone compreso appieno l’enorme, e in parte ancora oggi inesplorato, potenziale. L’albana è un vitigno legato in maniera profonda al territorio e al carattere romagnolo, e possiede caratteristiche di unicità e originalità che consentono al viticoltore di esprimersi attraverso una moltitudine di stili. Credo sia questo uno dei motivi del suo recente apprezzamento da parte dei consumatori”. Solaroli traccia la rotta degli anni a venire: “Pur nella esiguità dei numeri, l’Albana andrebbe considerato come l’autentico portabandiera della viticoltura romagnola, essendo l’unico vino romagnolo inimitabile e unico, elementi che oggi tutti cercano e che danno valore aggiunto. Se questo si comprendesse a fondo, tutti gli altri problemi legati all’Albana, verrebbero accantonati”.
Anche Lorenzo Tersi, il wine manager cesenate, vede un roseo futuro per l’Albana. “A mio parere siamo all’inizio di un percorso dalle potenziali soddisfazioni per l’enologia della Romagna. Finalmente ci si è resi conto del valore aggiunto della territorialità dell’Albana, prima Docg di un bianco in Italia. La qualità crescente dell’interpretazione enologica è evidente, il tempo perduto lo si può recupere solo in un lavoro di squadra tra produttori e operatori”. (2)