Parlare di vino in Italia significa parlare di cooperazione. Un mondo per tanti (troppi) anni sottovalutato, finalmente emerso nel giusto valore come uno dei cardini del sistema vitivinicolo del Belpaese. Come ricordato di recente a ViViTe, numeri e qualità sono dalla parte della cooperazione che rappresenta il 60% della produzione del vino italiano, sempre più vocata all’export (+44% tra il 2012 e 2017) e alla qualità.
Tra questi spicca il case history di Terre Cevico tra gli esempi più virtuosi di un gruppo che associa oltre 5000 soci, e quindi famiglie. Il consorzio cooperativo da un anno guidato da Marco Nannetti, dopo oltre un decennio da Ruenza Santandrea, ha presentato numeri che se il sistema Italia facesse propri sarebbe fuori dalla crisi per un bel pezzo: crescita del patrimonio netto (69,7 milioni di euro), dell’utile (625.000 euro), e soprattutto dell’export (42,9 milioni di euro, +28%), primo esportatore italiano in Cina, secondo in Giappone.
E ancora, bene il fatturato di Terre Cevico oltre i 103 milioni, mentre quello consolidato (Terre Cevico, Le Romagnole, Colli Romagnoli, Le Romagnole Due, Due Tigli, Rocche Malatestiane, Sprint Distillery, Winex. Tenuta Masselina e Medici Ermete & Figli) nella gestione 2017/2018 è stato di circa 164 milioni.
In questo vortice di numeri, spicca il plusvalore rispetto a quanto mediamente pagato dai mercati e riconosciuto ai soci, che supera i 6,8 milioni di euro. Ed è questo il punto di forza della cooperazione.
Come ha sottolineato il presidente Nannetti: “dal 2016 ad oggi la remunerazione del personale è aumentata di oltre 1 milione di euro a dimostrazione della natura anticiclica della cooperazione rispetto alla tutela dei livelli occupazionali. Non solo: nella squadra Terre Cevico i 264 dipendenti sono rappresentati per oltre il 38% da femmine e per oltre il 60% da persone con età compresa tra i 18 e 48 anni”.
Alla presentazione del bilancio a Casola Valsenio presente anche l’assessore all’Agricoltura della Regione Emilia-Romagna Simona Caselli: “La cooperazione riveste un ruolo fondamentale nel tessuto economico, e in particolare nel settore agricolo del nostro territorio. L’aggregazione è fondamentale per affrontare il mercato internazionale e l’innovazione, sfide che il sistema cooperativo ha saputo affrontare. Due sono le scommesse del futuro: biodiversità ed enoturismo. Terre Cevico va in questa direzione”.
A concludere la giornata Mauro Lusetti presidente nazionale Legacoop: “Troppo spesso si dimentica che la vita media di un’impresa cooperativa è di circa 40 anni, di gran lunga maggiore rispetto ad ogni altra forma d’impresa. La cooperazione sa interpretare le sfide del futuro senza mai spezzare la catena del passaggio generazionale. La cooperazione non rottama, bensì tramanda dei valori attraverso l’esperienza di ogni singola persona”.