#VocidelVinoER, Zinzani: “Qualità cresciuta, ma c’è ancora da lavorare”

Per la prima volta parla il neo presidente di Enoteca Regionale, Giordano Zinzani. La sua è una intervista a tutto campo che tocca vari temi: le sfide che ha davanti Enoteca, il suo recente passato al Consorzio Vini di Romagna, il vino nei quasi tre mesi di lockdown, l’export, il ruolo della cooperazione e tanto altro.

Zinzani lei è neo Presidente di Enoteca regionale: quali sono i provvedimenti che ritiene più urgenti per il settore?
Sicuramente gli scenari sono completamente cambiati c’è stata la mancanza delle fiere sia nazionali che internazionali, sono state annullate le attività di incoming di giornalisti stranieri in visita ai nostri territori. Per sopperire a questo comunque l’Enoteca è a disposizione dell’aziende per rimodellare i piani di promozione OCM, stiamo lavorando da tempo su un importante progetto di turismo del vino, che ha subìto un inevitabile rallentamento in questi primi sei mesi dell’anno, ma che abbiamo già riavviato appieno. Si sta lavorando, a servizio delle aziende che non sono presenti nella grande distribuzione, per poter ampliare le opportunità di vendita. Inoltre nelle prossime riunioni del consiglio di amministrazione che sono stato chiamare a presiedere, si discuterà di nuove iniziative da mettere in campo.

Andiamo ai suoi 12 anni alla guida del Consorzio vini di Romagna. Facciamo un bilancio: la cosa di cui va più fiero?
È stato un periodo di presidenza lungo, nel complesso lo considero molto positivo: i nostri vini nel frattempo sono molto cresciuti a livello qualitativo, sono sorte nuove aziende che credono in questo settore. In questi anni abbiamo riordinato e sistemato i disciplinari di produzione, creato nuove tipologie di vini, adeguando le produzioni all’evoluzione del mondo dei consumi. Sono soddisfatto, se pur con fatica, nell’essere riusciti dal 2011 ad aver dato una identità unica ai vini della zona, sotto un unico marchio territoriale che è “Romagna”. Ultimamente, inoltre, c’è stata molta attenzione a modificare i disciplinari, per poter inserire nella DOC Romagna sia il Sangiovese nella tipologia “appassimento”, sia le tipologie “spumante” con il marchio collettivo Novebolle.

Quella che avrebbe voluto realizzare?
Non che lo dovessi realizzare in qualità di presidente di un Consorzio, ma un rammarico ce l’ho: al crescere degli aspetti qualitativi dei vini, non ho visto crescere il numero di bottiglie prodotte e commercializzate dalle nostre aziende. Inoltre, come ho detto nel mio intervento di chiusura all’ultima assemblea del Consorzio Vini di Romagna, avrei voluto vedere tutte le bottiglie dei consorziati con il marchio del Consorzio. L’ho detto molte volte ai miei colleghi consiglieri: se il marchio del Passatore attuale non piace, va cambiato o ristilizzato, ma deve esserci sulle bottiglie una identità, un segno di riconoscimento comune, come hanno in qualsiasi settore i marchi importanti.

Andiamo all’attualità. Come ne esce la Romagna da questa emergenza sanitaria?
La situazione è molto simile a quella delle altre regioni. Le aziende che hanno i prodotti inseriti in grande distribuzione non hanno avuto variazioni di vendite significative, anzi per alcune settimane hanno registrato anche degli incrementi di uscita. Le aziende invece che tradizionalmente hanno una clientela costituita dal canale Horeca, o vendita diretta in azienda, hanno avuto notevoli difficoltà. Ora, per fortuna la ristorazione in buona parte è ripartita, iniziano a vedersi turisti e questo è un segnalo di ripresa che non sarà immediato, ma sicuramente si sta ritornando verso periodi migliori. Forse dobbiamo essere veloci ad adeguarci ai nuovi stili e l’enoturismo potrebbe essere uno sbocco interessante da non sottovalutare.

Boom del mercato on line: è il futuro?
È sicuramente un canale di vendita che era stato poco considerato e trascurato, in questo periodo ci si è accorti che può essere una opportunità che va tenuta in considerazione per diversificare e ampliare un ventaglio di possibilità di vendita. Dovrebbe in futuro aumentare ancora, ma ci sono comunque da considerare che esistono delle limitazioni burocratiche che limitano le vendite destinate ad altri Paesi e si spera siano superate. Inoltre, come abbiamo visto anche di recente è un canale dove c’è chi ha trovato anche il modo di commercializzare, prodotti che non rispettavano le regole e questo potrebbe compromettere la fiducia dell’acquirente al sistema di acquisto.

Il Covid ha messo in difficoltà anche l’export.
Come per il mercato interno anche il mercato estero ha visto le stesse performance. Non ci sono stati problemi per i vini destinati alla grande distribuzione, problemi invece per le vendite nei ristoranti, pub, enoteche. In questa situazione se vogliamo essere obbiettivi e trovare un lato positivo, per la nostra zona, avendo una percentuale di esportazione inferiore alla media nazionale, in generale per un calcolo puramente matematico, siamo stati meno colpiti.

Un recente articolo Corriere della Sera ha evidenziato 4 cantine della nostra regione nel club dei 100 milioni di euro di fatturato. 3 su 4 sono gruppi cooperativi. Come giudica questo quadro?
Beh, direi che non serviva un articolo di un giornale, anche se importante, per accorgersi del ruolo della cooperazione nel settore del vino. Battute a parte, in Regione ci sono le prime due più grandi aziende, in assoluto a livello nazionale e con i numeri per farle emergere anche fra le maggiori aziende europee. In Emilia-Romagna abbiamo oltre 50 mila ettari di vigneti e forse è proprio grazie al sistema cooperativo, se per i viticoltori integrati in questa filiera che i redditi del vigneto, in media sono molto interessanti, rispetto ad altre coltivazioni.

Perché il vino regionale, malgrado la grande crescita qualitativa degli ultimi anni, è ancora poco percepito fuori dai nostri confini?
Purtroppo la crescita qualitativa, da sola, non riesce a farci recuperare molte posizioni, anche perché il livello qualitativo è aumentato molto anche in altri territori. Il nostro territorio purtroppo sconta dei ritardi verso altri che pian piano stiamo cercando di recuperare, ma dobbiamo essere consapevoli che non è una cosa velocissima. Fino a poche decine di anni fa si pensava a produrre vino solo per il consumo locale o lo si spediva sfuso all’esterno. Abbiamo poche aziende con una storicità e che hanno valorizzato i loro marchi e le loro bottiglie a un livello elevato, verso clientele internazionali e con volumi importanti. C’è anche da considerare, a parte i grandi gruppi cooperativi sorti anch’essi da pochi decenni, le aziende hanno normalmente dimensioni medio/piccole per affrontare i mercati.

Terminiamo con un messaggio positivo. Un vino su cui scommettere per ripartire?
Io credo che ci aspettino affermazioni importanti, con risultati concreti per i nostri vini, abbiamo le carte in regola, occorre però crederci, essere uniti, puntare sulla sostenibilità e saper cogliere velocemente le opportunità, come altri territori ci insegnano. Anche per il ruolo che ricopro, da poco nominato presidente di Enoteca Regionale, non posso consigliare un vino di un territorio rispetto ad un altro, importante è che sia un vino a denominazione di origine dell’Emilia-Romagna. (9)


Redazione Emiliaromagnavini
Storie di vino e di cibo che meritano di essere raccontate. Vigneron intimamente legati alla loro terra, cuochi avvezzi alla materia prima e alla tipicità, eventi che fanno grande l'Emilia Romagna. Perché bere e mangiare sono prima di tutto un atto agricolo. Tutto il resto è noia. Per scrivere alla redazione: redazione@emiliaromagnavini.it
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