Il Lambrusco fa sistema. E da tre Consorzi passa a uno. Definirlo una svolta epocale è un po’ presto, la strada però pare tracciata. Il via libera alla fusione è avvenuto dai consigli di amministrazione del Consorzio Lambrusco di Modena, Consorzio dei Vini Dop Reggiano e Colli di Scandiano e Canossa e del Consorzio Vini del Reno Doc.
All’unanimità hanno deciso di tracciare la road map verso il Consorzio Tutela Lambrusco, un colosso di 1,3 milioni di quintali d’uva, per un territorio che parte dalla provincia di Reggio Emilia e arriva ai confini della Romagna.
“Si tratta di un primo passo verso un unico soggetto consortile a tutela del Lambrusco a Denominazione di Origine Controllata – afferma Giacomo Savorini, direttore dei Consorzi che oggi tutelano il vino lambrusco – Il progetto ci consente di poter raggiungere, finalmente, l’obiettivo di poterci rivolgere, agli occhi del consumatore finale, in modo coeso e uniforme, valorizzando ancora meglio le singole ricchezze delle diverse denominazioni”.
“La fusione per incorporazione – precisa Claudio Biondi, presidente del consorzio di tutela del Lambrusco di Modena – avviene tra soggetti che già da alcuni anni hanno messo a fattor comune, condividendoli, tutti i rispetti servizi amministrativi, tecnici e direzionali. Ora si tratta, invece, di fare un ulteriore passo in avanti, per condividere altri fattori, a partire dalle strategie di comunicazione ed a progetti di promozione internazionale”.
“I singoli campanilismi territoriali che hanno segnato la storia del passato devono essere messi da parte per lasciar spazio ed un’unione di intenti che consentirà a tutte le denominazioni del Lambrusco di trarne grande beneficio”, conclude Davide Frascari, presidente del Consorzio per la Tutela dei Vini Doc Reggiano e Colli di Scandiano e di Canossa.