Ibbola, Acereta, Tramazzo sono tre valli di Modigliana, tre zone che caratterizzano fortemente il paesaggio, ognuna con un ambiente preciso ed una diversa geologia che le rende ideali per coltivare quel sangiovese che a Modigliana ha saputo regalare nel tempo vini di grande personalità.
Da qualche anno queste tre vallate hanno dato il nome anche a tre vini, tre prodotti che fanno parte di Mutiliana, un progetto particolare di lettura del territorio modiglianese, fortemente voluto dal faentino Giorgio Melandri, noto critico enogastronomico, già curatore di Enologica, che con l’aiuto dell’enologo Francesco Bordini ha ripreso l’antico nome di Modigliana per trasformarlo in un’autentica avventura vinicola.
Di recente abbiamo partecipato a una degustazione che ha ripercorso i cinque anni di produzione, con assaggi che hanno permesso di valutare gli aspetti qualitativi di questi vini, oltre che la loro tenuta nel tempo. Di seguito alcune note sulle impressioni percepite sul calice.
Ibbola è la valle più stretta e chiusa delle tre, tanto da permettere la maturazione delle uve più tardi rispetto alle altre. I suoi terreni sono principalmente a base di arenaria e questo permette di ottenere dei Sangiovese piuttosto austeri ed eleganti, che mantengono una buona freschezza anche nelle annate calde e sviluppano profumi che ricordano fiori scuri e frutti neri. Sono caratterizzati poi da una nota olfattiva piuttosto importante che ricorda le radici amare di rabarbaro e genziana, mentre l’assaggio è ricco di sapore, i tannini evidenti ma mai eccessivi e la bevibilità sempre gradevole.
Abbiamo assaggiato un 2015 in perfetta forma, che comincia a virare verso note terziarie ma ancora integro e massiccio. Il 2016 è quello che ha espresso in maniera più importante le note balsamiche e speziate, con una leggera nota terrosa e l’impronta di radice amara molto evidente. Il 2017 è apparso il vino più delicato, forse anche più elegante e con un finale di grandissima piacevolezza. Molto ricco e di grande allungo il 2018, saporito e piuttosto equilibrato. Infine il 2019, giovanissimo come ovvio che sia, dove ritroviamo i profumi scuri della prima annata ed ancora una volta tanto sapore, tenuto ancora a bada da tannini esuberanti.
Acereta è probabilmente la valle più fertile delle tre, con una quota importante di argilla nei terreni che trasmette al vino tannini fitti e una certa carnosità di frutto, oltre naturalmente al sapore, una sapidità particolare che caratterizza tutti i prodotti di Mutiliana. In questo caso il 2015 è risultato particolarmente floreale e speziato, con tannini ancora piuttosto rigidi e al contempo un grande slancio saporito. Il 2016 è apparso un vino più snello e floreale, con una nota speziata decisa, tanto sapore e una freschezza slanciata. Il 2017 è apparso da subito più elegante, con una nota netta di melograno e di nuovo tanto sapore all’assaggio favorito da tannini perfettamente integrati. Il 2018 si è espresso con delicatezza, sono tornate in primo piano le note floreali e speziate, il sorso sostenuto da una freschezza esuberante. Infine il 2019 che ha riconfermato le impressioni di eleganza e delicatezza delle annate precedenti, pur avendo necessità di maturare.
Tramazzo è la valle con i terreni più variegati, la quota principale di marne ed arenarie è integrata da inserti di argille rosse piuttosto evolute. I vini di questa zona sono ricchi di tratti balsamici, equilibrati e più sottili di quelli ottenuti nelle altre valli. Siamo partiti con un 2015 che potrebbe rappresentare la sublimazione delle caratteristiche della Valle del Tramazzo, balsamico e ricco di erbe aromatiche, speziato e con un sorso fresco e saporito. Il 2016 ha disvelato i suoi aromi molto lentamente, per poi farci ritrovare la nota balsamica e le speziature variegate già percepite nel vino precedente, un sorso ricco di freschezza e con tannini ancora vivaci. Il 2017 si è presentato con note di ribes e mirtillo, grande impronta balsamica ed un sorso succoso, slanciato e sostenuto da una freschezza esuberante. Ricchissimo al naso il 2018 con frutti neri, balsamicità, note floreali e lievi speziature ben amalgamate, un vino gustoso e succoso all’assaggio con allungo saporito e fruttato. Infine il 2019, piuttosto elegante, lascia presagire le stesse caratteristiche notate nelle annate precedenti, ma ancora in netto divenire.
Un progetto che guarda lontano
Finisce qui l’importante carrellata che ci ha portato a conoscere le diverse annate di questo progetto, caratterizzato da vini ottenuti da fermentazioni spontanee e lunghe macerazioni, con affinamento in cemento, tecniche che permettono di preservare le caratteristiche delle uve senza nessun tipo di invasività dovuta all’uso di contenitori in legno o da particolari tecniche enologiche. Prodotti dalla grande bevibilità, che sfruttano le caratteristiche del sangiovese come uno strumento perfetto per esaltare un territorio collinare così diversificato e suggestivo come quello di Modigliana.
Concludo con la considerazione che progetti come questo, quando ben interpretati, possono rappresentare il futuro dei vini di qualità romagnoli, un futuro che deve necessariamente sfruttare al meglio il proprio territorio, facendolo emergere e creando vini di carattere, magari in qualche caso esuberanti, ma proprio per questo unici e fortemente riconoscibili.