Presentato il XVI Rapporto sull’enoturismo nel Belpaese. Il 2019 ha registrato un +7% di visitatori, passati da 14 a 15 milioni, così come il segno “più” ha interessato il giro d’affari arrivato alla cifra di 2,65 miliardi di euro (era 2,5). Numeri destinati ad essere un miraggio nell’anno in corso contrassegnato dall’emergenza sanitaria che ha messo la parola “closed” alle attività per oltre due mesi. A presentare i dati l’Associazione Nazionale Città del Vino fondata a Siena nel 1987 nel “XVI Rapporto sul Turismo del Vino in Italia”.
“Lo studio dimostra ancora una volta lo standard più elevato di qualità delle Città del Vino nell’accoglienza enoturistica – ha commentato il presidente Floriano Zambon – e questo favorisce la ripresa, finita la fase d’emergenza, perché siamo avvantaggiati da condizioni ambientali, strutturali e di lunga esperienza che ben si adattano alla rinnovata idea di un turismo lento, piacevole, sicuro e di prossimità. C’è ancora molto da fare sui territori ma siamo già in linea con questo trend di sostenibilità ambientale, economica e sociale, valori e obiettivi che sono anche nell’agenda europea”.
Dall’analisi del Rapporto emerge che il 2019 è stato l’anno con le performance più elevate per il turismo del vino in Italia, un dato ricavato con interviste tra 80 Comuni (il 18,22% delle Città del Vino) e 92 cantine.
Il quadro delle cantine
Il XVI Rapporto ha analizzato anche un campione di 92 cantine italiane. Le aziende hanno dichiarato una media di presenze nel 2019 di circa 3.700 enoturisti e un fatturato in cantina legato a vendite dirette e degustazioni di 132mila euro. Pressoché tutte (95-96%) fanno vendita diretta, degustazioni e visite alla struttura; il 22% accoglie “braccia” turistiche anche per la vendemmia; il 20% ha un servizio di ristorazione; il 19% un museo del vino o una galleria d’arte interna alla cantina; il 13% offre pernottamento; il 48% apre gli spazi al parcheggio dei camperisti e dei turisti en plein air; l’80% ha cantine accessibili ai disabili; il 40% ha vigneti aperti agli stessi disabili; l’86% ha anche sale degustazione accessibili; ma è molto meno accessibile il vigneto (42%) o il pernottamento (11%). Nell’ambito dei servizi di ristorazione va segnalato invece che il 24% dei ristoranti delle cantine offre cucina vegetariana/vegana.
Tutte cantine comunque ben presenti sul web con siti (96%), sui social network (95%), sui portali turistici (52%), con possibilità di prenotazioni telematiche (64%) e app per dispositivi mobili (26%). Gli enoturisti arrivano in cantina attraverso internet nel 24% dei casi; tramite passaparola (21%); tour operator (16%); pubbliche relazioni (16%); col marketing diretto nel 9% dei casi e con la pubblicità (stampa radio e tv) solo nel 5% dei casi.
Comunque nel 2019 nella percezione del 54,35% dei produttori che hanno risposto al questionario del XVI Rapporto sul Turismo del Vino il flusso delle presenze enoturistiche in azienda è aumentato, mentre nella percezione del 23,91% dei rispondenti è perlomeno rimasto stabile. Il valore medio di tale aumento è stato calcolato pari al 23,54%. Mentre il fatturato enoturistico sarebbe aumentato per il 60% delle cantine e il valore medio di tale aumento sarebbe stato di quasi il 21%.
Il turista del vino italiano
Il XVI Rapporto ha analizzato anche un campione di enoturisti di età media di 48 anni. Il 45% ha dichiarato di visitare e trascorrere un periodo di vacanza nei territori del vino almeno una volta l’anno; il 30% più di una volta l’anno; il 9% almeno una volta al mese. Ed è un turista del vino prevalentemente “regionale” poiché il 30% rientra normalmente a casa a fine giornata e il 23% rientra sempre a casa. Nel 60% dei casi i turisti hanno anche dichiarato infatti di visitare più frequentemente le cantine della regione di residenza. Per l’escursionista giornaliero la spesa si traduce mediamente in 80 euro tra acquisti e degustazioni; mentre per chi pernotta la spesa giornaliera lievita mediamente a 155 euro.
Infine anche quest’anno la Toscana si conferma la regione enoturistica percepita come più attrattiva; a seguire il Piemonte, il Trentino Alto-Adige e il Veneto al Nord e la Campania al Sud.