Intervista a tutto campo a Pierluigi Sciolette presidente di Enoteca Regionale Emilia Romagna. L’ente con sede a Dozza raccoglie soci in rappresentanza dell’84,7% della produzione di vino Doc imbottigliato della regione e il 70% della produzione di vino Igt imbottigliato. Con Sciolette abbiamo parlato a tutto campo sui temi attuali di un settore che ha cambiato volto a seguito dell’emergenza sanitaria.
Come è cambiato il mondo del vino a seguito del Covid19? Il Report di Mediobanca stima una riduzione del settore tra il 20% e il 25% rispetto all’ultimo anno.
Dare dei numeri è difficile in questa fase. La cosa certa sta in una biforcazione: le aziende, in genere di grandi dimensioni, che lavorano con la Gdo hanno risentito meno, tanto da avere incrementato le vendite grazie in quel canale; le altre dirette all’horeca hanno sofferto molto di più, addirittura sono state ferme. Qualcosa si è mosso con la riapertura di ristoranti e alberghi, dubito però che possano recuperare nel breve i terribili mesi di chiusura.
Boom del mercato on line: è il futuro?
C’è stato un indubbio incremento tuttavia si tratta di una fetta di mercato limitata a pochi punti in percentuale. Mi preoccupa di più un altro aspetto.
Quale?
L’azzeramento delle visite dei clienti a casa dei produttori. Era un mercato che andava molto bene e che purtroppo ha subito un duro contraccolpo. La visita in azienda è un’esperienza a tutto tondo: si degusta, si conosce il produttore e come si fa il vino, si vive la storia della cantina. È un viaggio immersivo a tutti gli effetti. Noi come Enoteca regionale dovevano lanciare a Vinitaly un progetto di turismo del vino che purtroppo non abbiamo potuto fare. Al momento giusto rilanceremo l’iniziativa.
Rilancio del canale Horeca: quanto è importante?
È strategico per il settore. Come Enoteca regionale abbiamo fatto accordi con alcune catene della grande distribuzione per riservare isole ai vini di qualità di piccole aziende in modo da farli conoscere a un pubblico più ampio.
Il Covid ha messo in difficoltà anche l’export.
Qui la questione è ancora più complessa, perché oltre all’emergenza sanitaria si intersecano anche questioni di respiro più ampio come gli attriti geopolitici che interessano Cina-Stati Uniti ed Europa. Siamo una regione ad alta vocazione all’export, questo è un canale al quale non possiamo assolutamente fare a meno.
Un recente articolo Corriere della Sera ha evidenziato 4 cantine della nostra regione nel club dei 100 milioni di euro di fatturato (leggi news).
Siamo secondi o terzi (a seconda dell’annata) per produzione di uva, abbiamo aziende importanti conosciute in ambito nazionale e internazionale. Riguardo al dato citato, 3 su 4 sono gruppi cooperativi con migliaia di soci, aziende che stanno facendo un ottimo lavoro.
Malgrado ciò, perché il vino regionale è poco percepito fuori dai nostri confini?
Ci siamo svegliati un po’ tardi, i toscani, per citare un caso di successo, da secoli hanno fatto del vino la loro bandiera. Da noi probabilmente hanno avuto più attenzione altri prodotti agricoli. Penso però che stiamo recuperando, abbiamo vini di grande eccellenza la cui forza sta nella peculiarità del nostro territorio: siamo una regione molto diversificata. Da Piacenza a Rimini troviamo tipologie di vino che si alternano e mai si sovrappongono.
Parla della Via Emilia.
Ogni provincia lungo quell’asse ha vini diversi e peculiari, che ben si sposano a una cucina fatta di tradizioni e prodotti tipici. Il nostro entroterra ha tanto da dare e raccontare in fatto di vini e piatti. Ricordo che le colline dell’Emilia Romagna sono il doppio di quelle del Veneto. Tutto questo purtroppo non viene ancora ben percepito. Tuttavia non siamo all’anno zero, molti iniziano a conoscere e apprezzare il nostro territorio. Quando invitiamo giornalisti stranieri infatti rimangono stupiti dalla varietà e dalla storia delle nostre cantine.
Cosa ne pensa della nomina di Ruenza Santandrea alla guida del Consorzio Vini di Romagna?
La conosco da tanti anni, è un’ottima scelta. Ruenza conosce bene il settore, c’è bisogno di persone competenti come lei in ruoli così strategici.
Terminiamo con un messaggio positivo. Un vino su cui scommettere per ripartire?
I vini migliori per festeggiare sono quelli frizzanti, ogni provincia in Emilia Romagna ne esprime di ottimo livello. Siamo una regione talmente ricca che come ci si muove si beve bene. (5)