Abbiamo incontrato il Presidente di Assoenologi della Romagna, Pierluigi Zama. Dal 2013 guida una delle associazioni più antiche del vino, che quest’anno in Romagna festeggia il mezzo secolo di vita. Zama è enologo di Terre Cevico uno dei gruppi cooperativi più importanti del territorio nazionale con i suoi 5mila soci sparsi nei vari territori. In questa intervista Zama racconta come è cambiato il mondo del vino a seguito del Covid19, i suoi vitigni preferiti, le sue letture.
Come cambia l’approccio al vino a seguito del Covid19?
Difficile prevederlo. Quello che sto vedendo è che la parte web-social sta prendendo sempre più la scena. Si stanno velocizzando alcuni processi e penso alle vendite on line, oppure alle attività di comunicazione e formazione attraverso piattaforme on line. Mi piace pensare che comunque vada, il vino sia sempre al centro e i consumatori rimangono comunque attratti da tutto questo perché il vino è la bevanda più buona al mondo. A me personalmente manca molto il contatto umano, con i produttori e i colleghi che ogni giorno mettono passione e dedizione nelle loro vigne e cantine. Nel vino si cresce attraverso il confronto e la condivisione: è la forza del bicchiere che genera emozione.
Iniziative di Assoenologi Romagna nei prossimi mesi?
E’ un anno importante per la nostra associazione, il 25 giugno festeggiamo i 50anni di vita. Lo festeggeremo appena possibile con un libro scritto dal collega Mauro Catena coadiuvato da Marisa Fontana, Lorena Castellari e Antonio Venturi, che narra la storia enologica della Romagna degli ultimi cinquant’anni. È un libro unico nel suo genere che vede protagonisti diversi enologi romagnoli, e attraverso il loro talento narrano momenti di vita vissuta in cantina. Inoltre molte sono le attività formative che stiamo facendo anche noi utilizzando piattaforme web.
Il consiglio di due vini abbinati ad altrettanti piatti. Il primo.
Condivido il concetto che il vino “è libertà di gusto”, non sono un amante degli abbinamenti cibo-vino, mi piace invece abbinare il vino all’occasione. Impazzisco per i vini prodotti sulla via Emilia. Probabilmente è un amore dettato dal mio percorso professionale che mi ha portato a vinificare tutte le uve che vanno da Reggio Emilia a Rimini. Dal Sangiovese all’Albana, passando per Pagadebit, Pignoletto e Lambrusco, non manca mai un’occasione per condividere con un amico una buona bottiglia di vini della nostra meravigliosa regione.
Secondo consiglio enologico.
Le mie radici sono della bassa Romagna, sono nato e vivo a Lugo, e ricordo che fin da piccolo mio nonno mezzadro coltivava una meravigliosa vigna di Trebbiano romagnolo allevata con le alberate. È il Trebbiano che mi ha avvicinato al mondo del vino e francamente quando vedo alcuni esperti e opinionisti che attaccano certe tipologie di questo vitigno mi dispiace molto. È pur vero che ognuno di noi può esprimere i propri concetti ma i termini e tutte le parole vanno pesate bene, soprattutto oggi che le opinioni fanno il giro del mondo in pochissimi minuti. Guardo molto con interesse anche i progetti che il Consorzio di Bagnacavallo sta portando avanti; Rambela e Burson quando ne ho l’occasione li degusto molto volentieri.
Un vino che non deve mancare nella sua cantina.
Come si intuisce facilmente, non ho un mio vino preferito. Quello che mi piace è avere in cantina vini del Territorio. Mi piace avere tutti i vini della nostra regione, degustarli e rapportarmi con i produttori e gli enologi che li hanno prodotti. Dico sempre che nel vino bisogna avere una visione laica, dobbiamo sforzarci di potare certi campanili ed avere una visione molto più aperta.
Il consiglio di un libro?
Consiglierei l’ultimo libro scritto da Alex Zanardi “Quel ficcanaso di Zanardi”. In questo libro l’ex pilota svela un segreto fondamentale del suo modo di interpretare la vita, un modo che da sempre ispira ed emoziona le persone. Mi piacciono i libri che colgono i valori profondi e gli esempi più limpidi, in questo caso dello sport, ma che si possono riportare in qualunque settore. Mette in evidenza l’importanza dell’ascolto e dell’osservazione, e non nasconde la pratica di quella meravigliosa arte che è il copiare.