“Se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, diciamo che questa quarantena ci sta obbligando a un corso accelerato di economia domestica”. A dirlo è Andrea Segrè, docente all’Università di Bologna, Premio Artusi 2012, promotore del progetto Last minute Market contro lo spreco alimentare.
Segrè, coordinatore dell’Osservatorio Waste Watcher, si è raccontato in una lunga intervista a Cibo l’inserto del Corriere Romagna (16 aprile) su come è cambiata la nostra economia domestica in tempi di #iorestoacasa. Secondo il suo Osservatorio (dati pre Covid-19) ogni persona spreca 100 grammi di cibo ogni giorno, dato che sale a 37 kg pro capite e 85 kg a famiglia ogni anno, per una cifra di quasi 5 euro a settimana (450 euro all’anno). Numeri impressionanti.
“Per non sprecare, oltre a rendersene conto e a fare il contrario nel nostro comportamento abituale, sono necessari alcuni passaggi fondamentali – ha detto al quotidiano - Il primo è imparare a fare la spesa in modo intelligente e mirato, senza rincorrere le facili e ingannevoli promesse del marketing. Il secondo è conoscere fino in fondo il nostro frigorifero e il suo mondo freddo che permette di conservare adeguatamente i prodotti alimentari che compriamo. Il terzo passaggio riguarda gli imballaggi, che ricoprono gli alimenti da riporre in frigorifero o nella dispensa, per capire bene a cosa servono e come usarli al meglio per preservare i nostri acquisti. Basta poco per raggiungere dei risultati molto interessanti che non solo fanno risparmiare un sacco di soldi, ma evitano anche l'accumulo di rifiuti generando meno inquinamento”.
Fondamentale è la programmazione della spesa al momento dell’acquisto. “L'importante è sempre la programmazione, contare il numero dei pasti che si devono affrontare in quel lasso di tempo, per quante persone, avere in mente la durata dei prodotti che si scelgono. Programmando è facile avvicinarsi allo spreco zero. Quanto alle modalità si possono ammettere tutte, basta appunto programmare. Poco prima di febbraio la riduzione dello spreco alimentare era un meccanismo innescato. Ora questa situazione certamente interessante per gli effetti sui nostri comportamenti potrebbe aver migliorato ulteriormente il dato. Andrà studiato e lo faremo”.
Lo stare a casa ha mutato le abitudini a tavola degli italiani. “Il cibo ci accompagna nei pensieri domestici, dedichiamo tempo a cucinare, abituati a guardare molti spadellatori in televisione, adesso ai fornelli ci siamo noi, non guardiamo più soltanto, ma produciamo ciò che mangiamo”.