Daniele Rossi è tecnico viticolo, enologo e assaggiatore di vino. Vive a Riccione, le sue giornate trascorrono nelle campagne romagnole, da un confine all’altro, da Imola a Cattolica. È responsabile agronomico della Cantina dei Colli Romagnoli, cantina di produzione dei vini Rocche Malatestiane. Dall’inizio dell’attività lavorativa si è sempre occupato di viticoltura e olivicoltura, le due colture più nobili della nostra terra. Da diversi anni, prima con il diploma di assaggiatore poi con la laurea in viticoltura ed enologia si occupa anche di vino, soprattutto con corsi e docenze per l’associazione di cui a Rimini è il delegato provinciale Onav (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Vino).
Come trascorre questi giorni?
La campagna non si ferma e proprio in questi giorni i vigneti si sono risvegliati. Per un agronomo sono giorni di sopralluoghi in vigna, di pianificazione della produzione, messa a punto di progetti nuovi, studio delle criticità per capire come continuare a migliorare. Il lavoro di affiancamento ai soci occupa parecchio tempo ed è costante durante l’anno.
Entriamo più nel dettaglio.
Il reparto agronomico di cui sono responsabile segue in particolar modo tutti i soci coinvolti in progetti di cooperazione ad alta specializzazione, uno su tutti quello di Rocche Malatestiane sui tre territori del Sangiovese. Su questi territori, ovvero Coriano, San Clemente e l’area di Poggio Torriana e Verucchio abbiamo da diversi anni avviato questo progetto che ci ha portato ad effettuare tre vinificazioni diverse con tre espressioni diverse del Sangiovese. Queste aree sono le stesse coinvolte nelle nuove Mga del Romagna Sangiovese e possiamo dire di essere stati precursori in questo senso.
Solo lavoro?
No, nel fine settima trascorro il tempo studiando e leggendo di vino e non solo, inoltre essendo un iperattivo cronico ho attrezzato il mio piccolo appartamento con la possibilità di fare un po’ di sport
Il consiglio di un vino abbinato a un piatto in questi giorni di #iorestoacasa.
Parto con I Diavoli de Le Rocche Malatestiane. È il vino dei vigneti di San Clemente di cui accennavo prima, è un Sangiovese divertente di facile abbinamento, particolarmente indicato con la pasta, la pizza, ma buono anche lontano dai pasti. Ha vivacità e frutto ed ha una buona beva.
Secondo vino e piatto.
Tre Miracoli sempre Rocche Malatestiane. Mi piace abbinato alle tagliatelle con i piselli. È un Sangiovese sottile che ben si abbina sia alle verdure che al pesce, ha una buona acidità, mineralità e frutto delicato. Il vino Tre Miracoli è l’altro vino del progetto di cui parlavo e viene dalle terre alte di Poggio Torriana e Verucchio.
Il vino ai tempi del Covid-19: è cambiato l’approccio?
In questo periodo di solo consumo domestico ognuno di noi si è dovuto organizzare con una piccola cantina domestica. Il vino si può fortunatamente acquistare in diversi modi, io avevo già una bella scorta fortunatamente. Sicuramente, rispetto ai tempi antecedenti il Covid-19, manca un po’ la condivisione con gli amici, mi mancano le serate di degustazione, le cene al ristorante e le visite in enoteche e cantine. Però sono sincero, volendo trovare un lato positivo, rimanendo a casa si beve qualche calice in più e ci si gode la bottiglia
Quale vino non deve mancare nella sua cantina.
Rebola. In questo periodo è un ottimo abbinamento con le verdure di stagione come i carciofi, ha mineralità e sapidità e freschezza.
Il consiglio di un libro?
Negli ultimi anni ho letto tantissimi libri di viticoltura e di enologia, in questi giorni di quarantena ho letto “Il romanzo del vino” di Roberto Cipresso. Se devo esprimermi su di un libro da consigliare però devo dire che ho apprezzato particolarmente “Il tunnel della libertà” di Ellen Sesta. È ambientato a Berlino, città che amo, pochi giorni dopo la costruzione del muro, con protagonisti due studenti italiani che in quei giorni del 1961 soggiornavano nella capitale tedesca. Con incoscienza, determinazione e furbizia, i due ragazzi riuscirono a scavare una lunga galleria per fuggire dalla Germania dell’Est e beffare la Ddr, uno dei più terribili apparati repressivi della storia, superando imprevisti e difficoltà di ogni genere. Il libro è stato scritto 40 anni dopo dalla moglie di uno dei due ragazzi.