Lo conosciamo per i suoi graffianti commenti politici su stampa (Fatto Quotidiano), televisione (La 7) e attivissimi profili social. Non tutti sanno che c'è anche un altro Andrea Scanzi: esperto sommelier, cultore dei vini naturali, autore di alcune pubblicazioni a tema come “Il vino degli altri. Viaggio alla scoperta dei migliori vini del mondo (e dei loro rivali italiani)” ed “Elogio dell'invecchiamento”. E proprio per questa sua passione alcuni anni fa il Festival della Cucina Italiana diretto dalla cesenate Elsa Mazzolini gli tributò il Premio Galvanina nella sezione al giornalismo (la foto si riferisce al premio). Abbiamo contattato Scanzi e gli abbiamo chiesto come vive questi giorni di #iorestoacasa. Ne è venuta fuori questa simpatica intervista che tocca anche l’attualità.
Come trascorre le sue giornate di #iorestoacasa?
Scrivo molto: di fatto ho buttato giù due libri in queste settimane. Leggo tanto. Corro 15/20 chilometri al giorno (sul tapis), mi alleno (nella mia palestra personale). Cucino (pane, soprattutto). Mangio poco, bevo (gran bei) vini naturali. Mi stordisco di serie tivù. Gioco e passeggio con il mio cane. Pecco con la mia compagna. Vado in tivù (da casa via skype). Rifletto. Rallento. E faccio dirette Facebook ogni giorno, una sorta di “Radio Londra (anzi Arezzo) al tempo del coronavirus”. Nate per gioco, sono diventate una sorta di “caso”: più di 70mila persone collegate live, visualizzazioni che arrivano al milione e mezzo. Incredibile. Lettori e spettatori mi ringraziano perché faccio loro compagnia, ma in realtà è il contrario: sono loro che stanno salvando me.
Il consiglio di un paio di vini da bere a casa.
Oh, questa è difficile. Il vino è il mio unico peccato (peccato?) enogastronomico e ho una cantina con 700 vini naturali almeno. Sceglierne solo due è ardua. Sono bianchista e amo anzitutto i rifermentati in bottiglia, i cosiddetti “vini glu glu”. Oppure i macerati. Tra i primi dico per esempio il Prosecco “col fondo” di Casa Belfi, il Vespaiò del Moralizzatore, il Velato Metodo Familiare o il Garg’n’Go di Angiolino Maule. Tra i secondi il Jakot di Terpin, la Vitovska di Pietra, il Negro Roto di Garay. Bianco fermo? Il Riesling di Keller. Una sorpresa? Il Lambrusco Scaramusc di Angol d’Amig.
Se dovesse condividere un calice con Conte cosa proporrebbe?
Conte è un ottimo bevitore, un po’ lo conosco. Persona gradevolissima, che sa essere conviviale. Sta vivendo come e forse più di tutti un momento difficilissimo. Gli servirebbe un vino in grado di migliorare la vita, forse addirittura di salvarla. Quindi gli offrirei la divina Ribolla in anfora del monumentale di Gravner. Josko non fa vini: inventa mondi.
E con il Presidente Mattarella?
Un grande Presidente della Repubblica. Si sta comportando come i migliori Barolo del compianto Beppe “Citrico” Rinaldi: migliora e si affina ancor più col tempo. Quindi, con Mattarella, berrei proprio Rinaldi. Tipo un Barolo Cannubi San Lorenzo – Ravera.
Lei cucina?
Sì, anche se mangio poco e quindi non do grande soddisfazione se si amano quelli che si abbuffano. Bere vino (naturale) mi mette allegria, mangiare troppo mi annoia e mi infastidisce pure. Cucino benino, o almeno così dicono, ma solo poche cose: il pane, anzitutto. Focacce, pizze, panini. Ho una ventina di farine “strane” in casa. Oppure dei primi, rigorosamente vegetariani e anzi praticamente vegani, perché dal 2001 ho smesso di mangiare carne e da due anni ho pure chiuso coi formaggi (sono dimagrito molto per quello e per via dei tanti chilometri al giorno di corsa). Ammetto però che ogni tanto mi concedo (sempre meno) del pesce: sono una persona contraddittoria, come tutti. A volte pubblico sui social i piatti che cucino. Molte lettrici mi chiedono di cucinare anche dolci, ma non potrei mai farlo: li odio, non mi piacciono e vengo da una famiglia con troppi casi di diabete. Per me i dolci sono come la kryptonite per Superman.
Il consiglio di un piatto da fare a casa?
Focaccia grano Verna e senatore Cappelli. Metà e metà. Se siete in vena di giocare, sottraete un 5% di Verna e sostituitela con la farina di Sorgo. Doppia levitazione. Sale grosso e rosmarino sopra. Venti/ventidue minuti a 200/220 gradi. L’ho inventata l’altro giorno ed era strepitosa: pura fortuna, credo. Oppure il pane etrusco, ma lì si va dalle parti del lisergico: più che una ricetta, è un’opera di fede. E puoi provarci solo se sei etrusco.
Il consiglio di un libro?
Una questione privata di Beppe Fenoglio.
Il consiglio di un libro wine&food?
Sul vino, credo che il mio Elogio dell’invecchiamento del 2007 (ora Oscar Mondadori) resti un libro divertente e fruibile. Sulle ricette, devo molto alla saga Cuochi si diventa di Allan Bay.
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