Il “come eravamo” di Branchini

Un altro lodevole modello di accoglienza, che sa proporsi in versione contemporanea, ma offrendo al contempo ai visitatori uno spaccato di vita di fine ottocento. Di questi tempi non è del tutto peregrina l’idea di ricordarci “come eravamo”.

L’azienda vitivinicola Branchini, oggi di proprietà della famiglia omonima, venne fondata nel 1858, anno in cui avvenne anche la prima vendemmia. Apparteneva a un latifondista ma era condotta dalla famiglia in regime di mezzadria poi, dopo la riforma agraria, una parte della proprietà, il Podere Cardinala, passò nelle mani dei Branchini.

Gli ettari
Gli 85 ettari odierni sono il risultato dell’unione di cinque poderi acquisiti con il tempo, e ben 22 sono quelli vitati che costituiscono un corpo unico a ridosso della casa colonica, magnificamente ristrutturata, sede dell’azienda. Un corpo unico, pianeggiante e compreso tra il corso dei tre torrenti che lo delimitano: il Sillaro, il Sabbioso e il Sellustra. Ognuno di questi corsi d’acqua, nel corso del tempo, ha caratterizzato la formazione dei suoli attigui, il Sillaro con i suoi detriti ghiaiosi ed il Sabbioso con l’apporto di maggior sabbia, così da formare, pur all’interno di un unicum, parcelle con attitudini diverse.

L’azienda dispiega una nutrita gamma di vini, come si conviene in chi vive nelle terre di confine, ammiccando all’Emilia con una bella serie di Pignoletti secchi, frizzanti e spumanti, ma senza perdere d’occhio la Romagna con la sua pattuglia di rossi, alcuni dei quali distintisi nelle ultime annate per equilibrio e bevibilità.

Poi c’è l’Albana che nella vicina Dozza ha il suo centro d’eccellenza. Il rapporto di Marco con l’Albana è solido, ne decanta le lodi calcolando a mente quanti ettari gli ha dedicato. Ne risultano ben cinque, quasi un quarto della superficie vitata quasi tutti allevati a doppio capovolto. Il parco vigneti Albana è formato da piante ottenute dalla replicazione dei vecchi cloni presenti in azienda, che danno grappoli lunghi e spargoli. Dell’antico sistema di allevamento ad “alberata” non resta quasi più nulla; solo pochi filari di Albana mescolati con il Trebbiano e risalenti al 1965. Un patrimonio più culturale che storico, una testimonianza sul campo di come fosse uso e consuetudine sia pressare le uve assieme che mescolare i vini.

L’azienda Branchini, dall’Albana, oggi produce tre etichette di stile classico: una versione in secco, il Dutia (antico nome di Dozza) vinificata senza macerazione in vasche di acciaio, poi il glorioso passito D’Or Luce (quando l’annata lo consente anche una versione botritizzata) portatore di numerosi riconoscimenti e infine una versione Metodo Classico con rifermentazione in bottiglia di 24 mesi ma che, per legge, non può portare il nome del vitigno di origine scritto da alcuna parte.

La versione 2019 di, o se preferite, della Dutia è particolarmente accattivante, schiera un drappello di bei profumi fruttati di pesca albicocca e melone e un sapore secco e deciso, arricchito da un finale sapido e graffiante.

BRANCHINI Via Marsiglia, 3 – 40060 Dozza (BO)
http://www.branchini1858.it/

Romagna Albana secco Docg DUTIA 2019
Euro € 8,00


Giovanni Solaroli
Giornalista, degustatore ufficiale, docente AIS, per anni è stato il referente per la Romagna della Guida Ais nazionale Vitae. E' co-autore del primo e unico libro interamente dedicato all’Albana di Romagna.
giovannisolaroli@gmail.com

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