La 15^ edizione di Vini ad Arte, il nome della manifestazione dedicata all’anteprima del Romagna Sangiovese, purtroppo si è conclusa anzitempo. Il press-tour del lunedi mattina (24 febbraio) è stato annullato; stessa sorte è toccata al walk around tasting del lunedi pomeriggio riservato agli operatori. Salva la cena di gala, (magnifica, tra l’altro) con gli chef stellati Massimiliano Mascia, Marco Cavalluci e Vincenzo Cammerucci. Le ragioni addotte sono da ricercarsi nella interpretazione delle direttive regionali messe in atto in tema di prevenzioni alla diffusione del contagio da Coronavirus.
Ecco la prima novità di questa edizione, il cambio della “location”. Dunque, non più nelle sale del centralissimo Museo Internazionale della Ceramica, ma a Casa Spadoni, struttura polifunzionale con ampio parcheggio (Ristorante, alloggio, Sale convegni, etc.) posta appena al di fuori del contesto urbano propriamente detto. Risultato: finalmente condizioni di accesso più umane, comode e facili sia per i produttori che per il pubblico. Tenetelo a mente per la prossima edizione.
Nonostante la cornice più rilassante, (la Romagna è notoriamente un luogo di spensieratezza e libagioni) e il rodaggio fatto dai giornalisti durante la “Tuscany all wine tasting preview week”, l’assaggio dei Romagna Sangiovese è stata una prova impegnativa. Non tanto per il numero di campioni, poco più di 120, (ma vanno tolte dal computo 37 Albana) quanto per la confusione che regna sovrana nel proporre una lista “pot pourri” di annate e vini.
Come d’abitudine preferisco assaggiare solo i vini in reale anteprima, in questo caso: Sangiovese doc 2019, Sangiovese Superiore 2019, Sangiovese Riserva con e senza MGA 2017, Sangiovese con MGA 2018. Anche quest’anno gli organizzatori hanno proposto, prima degli assaggi veri e propri, un breve seminario per aiutare i giornalisti a comprendere meglio il territorio. Poche slide sui numeri del sangiovese doc e sull’andamento stagionale. Per una lettura delle annate più dettagliata e precisa, vi rimandiamo al commento di Maria Cristina Geminiani, titolare di Fattoria Zerbina che trovate in fondo all’articolo. A seguire, per il secondo anno, sono state proiettate delle clips esplicative sulle singole MGA, interpretate dai produttori e corredate da magnifiche riprese aeree. E qui, pur nella bellezza delle immagini e nella bravura degli “attori”, si è notata tutta la “romagnolità” che ci caratterizza, quella di voler fare le nozze coi fichi secchi.
Qui sorge l’inevitabile domandina: se da tutte le parti si batte e ribatte sull’annata siccitosa, calda, con piante in stress idrico, con una vendemmia anticipata di 3 settimane, etc., come è possibile che nel profilo delle singole MGA, laddove si enuncia il carattere distintivo della zona e dell’annata, si trovino, spalmati come il burro sul pane, aggettivi come: freschezza, frutto, equilibrio e scarsissimi, per non dire nessun accenno, a concentrazione e alcolicità, senza contare che l’andamento stagionale non può che aver causato difficoltà nella maturazione dei tannini? Ma, detto questo, passiamo a qualche numero.
L’annata 2019 registra un sensibile aumento delle bottiglie di sangiovese doc prodotte: 12,4 milioni bottiglie contro i 9,7 del 2018 e i 10,9 del 2017; un aumento delle uve rivendicate MGA: 1.048 tonnellate per l’annata 2018 contro 816 del 2017, ma in calo rispetto alle 1.182 del 2016. Le 42 aziende che rivendicano MGA in etichetta, produrranno (stima del Consorzio Vini di Romagna) nell’annata 2017 430.000, in aumento sulle 310.000 del 2016 e che rappresentano il 3% sul totale dei Sangiovese doc. Numeri esigui ma destinati ad aumentare nei prossimi anni, visto che dovrebbero entrare a far parte del sistema delle MGA anche i territori del riminese e dell’imolese.
I VINI
Entriamo nel dettaglio dei vini presentati, più esattamente:
Romagna Sangiovese 2019= 6 campioni
Romagna Sangiovese 2018= 32 campioni
Romagna Sangiovese riserva= 23 campioni
Sufficienti per farsi un’idea? Direi che è un esercizio assai difficile, ad alto rischio di cantonate colossali, specie in considerazione della quasi totale assenza di zone reputate. Un esempio? Due soli campioni da Modigliana, sei campioni da Bertinoro, due da Castrocaro e via di questo passo. È questo, probabilmente, il vero “cahier du doléance” dell’intero complesso dell’anteprima. Nonostante il piccolo aumento delle aziende partecipanti, è impossibile non notare la latitanza di molte aziende i cui vini sono frequentemente posizionati nelle parti alte di parecchie classifiche e guide. È il segnale evidente di una frattura che percorre in maniera trasversale la denominazione nel suo complesso. Una divisione che, prima o poi, bisognerà affrontare onde evitare il perpetuarsi della migrazione verso vini IGT o generici. Mi spiace vedere che molti produttori, alcuni dei quali amici, hanno rinunciato a Vini ad Arte. Credo sia una occasione sprecata, un po’ come tagliarselo per far dispetto alla compagna. Partecipare costa poco e in cambio si ha la possibilità di parlare e far assaggiare i propri vini a parecchi giornalisti specializzati e provenienti da vari paesi.
Personalmente, sono piuttosto restio a formulare valutazioni e giudizi sui vini di un intero comparto così vasto e variegato come la Romagna, con così pochi campioni a disposizione, a maggior ragione se la quasi totalità dei vini è da poco o non è ancora in commercio*. Però, qualche indizio dagli assaggi lo si può ricavare, rimandando la valutazione più dettagliata e precisa dopo l’estate, quando i vini si saranno assestati maggiormente. Qualcuno troverà questo atteggiamento un tantino “filodemocristiano” ma l’esperienza mi ha insegnato che la prudenza è d’obbligo, e che l’unica cosa certa nell’evoluzione di un vino, è che non si sa come esso evolverà. Per quanto riguarda i Sangiovese Riserva dell’annata 2017, c’è più di un elemento che li accomuna. Anzitutto la concentrazione, che appare piuttosto pronunciata, quasi a sottolineare un ritorno al passato dove per questa tipologia, il produttore si sentisse in obbligo di “mettere più roba” nel vino. Fortunatamente sono veramente pochi i campioni che mostrano un uso ingenuo dei legni e che si presentano con accenni di surmaturazione. C’è, invece, una carenza di equilibrio diffusa, con tannini aggressivi, non maturi e ancora (si vedrà in futuro) da integrare. Di positivo c’è da registrare l’estrema pulizia dei campioni, e scusate se è poco. Un altro elemento comune, è il tenore alcolico non proprio da peso piuma. Ma questo credo sia un fattore con il quale si dovrà fare i conti sempre più spesso. A questo proposito, mi sarei aspettato come tema del seminario, un intervento che spiegasse cosa si sta facendo in Romagna, a livello di studi e ricerca agronomica, per affrontare le stagioni sempre più calde e siccitose che ci attendono. Insomma, un’annata dichiaratamente difficile da interpretare che ha visto parecchi produttori rinunciare a fare la versione “riserva”, privarsi cioè della facoltà di mettere in un vino le proprie ambizioni.
Diversa la situazione per quanto riguarda i vini dell’annata 2018, sia per il cambio d’annata, più regolare dal punto di vista dei tempi, seppur con qualche problema di peronospora, che per la tipologia. Nei Sangiovese Superiore, e nei Sangiovese con MGA, si sono avute negli ultimi anni, vere e proprie sorprese. È indubbio che il consumatore oggi sia più propenso al consumo di vini meno potenti, più equilibrati e con tannini più delicati e quindi forse è il caso di rivedere alcuni stili eccessivamente concentrati, iniziando a lavorare in sottrazione, senza tuttavia depauperare il carattere del sangiovese romagnolo, da ricercarsi a mio avviso nell’esuberanza dei profumi e nel suo carattere fruttato. Non valutabile l’annata 2019 per scarsità di campioni presentati.
L’andamento climatico delle annate in questione grazie alla lettura di Maria Cristina Geminiani.
2017
Inverno mite ovunque, con temperature superiori alla media e piogge sporadiche e conseguente germogliamento precoce. Tra fine marzo a metà aprile forte abbassamento termico, e modeste precipitazioni, con sporadiche gelate improvvise, che hanno causato perdite, in alcuni casi molto gravi. Maggio, giugno e luglio piogge completamente assenti e innalzamento termico già a fine maggio (30°C) con temperature decisamente alte a giugno, luglio ed agosto (oltre i 40°C). Invaiatura anticipata in tutte le aree di produzione e anticipo del periodo vendemmiale anche di tre settimane e con un raccolto scarso con flessioni anche del 40%. L’esperienza maturata da alcuni produttori nelle precedenti annate torride, 2003 e 2007, ha contribuito, grazie a piccoli interventi irrigui, una maggior copertura fogliare e una buona sanità delle uve, a contenere gli effetti di una annata siccitosa e torrida. Inequivocabilmente hanno tratto vantaggio da questa condizione i vigneti più in alto e esposti a nord o comunque fortemente ombreggiati.
2018
Dopo un inverno inizialmente mite si è verificato un ritorno delle temperature invernali con nevicate a metà febbraio. I mesi primaverili sono stati diffusamente piovosi, con temperature miti senza rialzi termici. Annata umida con possibili difficoltà di controllo delle malattie, Peronospora soprattutto, dovute sia alle piogge abbondanti e frequenti che alla vegetazione lussureggiante. L’estate è stata caratterizzata da rovesci che hanno arrestato l’innalzamento delle temperature massime. Luglio ed agosto con belle escursioni termiche che hanno agevolato la maturazione delle uve lasciando presagire un calendario vendemmiale in ritardo di una decina di giorni dall’anno precedente. A settembre un leggero rialzo delle temperature in abbinamento a giornate di pioggia che anticipano l’insorgenza della Botrytis, soprattutto nelle zone maggiormente produttive. La vendemmia si svolge dall’ultima settimana di settembre fino a metà ottobre.
2019
Dopo un inverno mite ed un inizio della primavera siccitoso, le piogge abbondanti sono arrivate nel mese di aprile. Il mese di maggio ancora piovoso, ha visto una diminuzione delle temperature con un rallentamento dello sviluppo vegetativo, fioriture difficoltose, mentre un leggero recupero si è verificato in giugno grazie ad un innalzamento termico sensibile.
La difesa fitosanitaria è stata impegnativa ed ha richiesto parecchi sforzi soprattutto per controllare la Peronospora. I mesi di luglio ed agosto sono stati variabili con temperature sensibilmente basse rispetto alle medie degli ultimi anni, stimolando dunque una bella evoluzione della maturità delle bucce. La vendemmia è cominciata con circa 10 gg di ritardo e si è conclusa verso la seconda decade di ottobre. Le produzioni hanno subito una discreta flessione rispetto al 2018.
*(dal 1 settembre dell’anno successivo alla vendemmia per il sangiovese MGA e dal 1 settembre del 3 anno successivo alla vendemmia per il sangiovese MGA riserva mentre il Romagna” Sangiovese Superiore può essere messo in vendita dal 1° aprile dell'anno successivo all’anno di raccolta delle uve, ma solo dopo 22 mesi di invecchiamento a partire dal 1° dicembre potrà essere ritenuto idoneo a divenire “riserva”.)