Un rosato per tutte le stagioni

Un rosato sta bene su tutto, diceva il noto stilista Jean Luis Vignes*, e dunque anche i rossisti più incalliti ed i bianchisti più intransigenti, dovranno piegarsi alla moda dell’estate 2019. Del resto anche i francesi, da tempo, si sono convertiti al rosa e non c’è ragione per cui noi italiani non dovremmo seguire i più astuti cugini transalpini. Ma quale rosato scegliere e, soprattutto, con chi berlo? Sul secondo quesito, cioè sul chi berlo, ho le idee abbastanza chiare: anzitutto bisogna procedere per esclusione ed evitare le trappole più insidiose. Un paio di consigli: non bevetelo, non sceglietelo e non offritelo mai ad un enofighetto: costui non cerca un buon vino da bere, cerca un palcoscenico dal quale esibirsi, ed un pubblico adorante al quale rivolgersi. E allora dateglielo: estraete dalla borsa o dalla 24ore, senza farvi vedere, un factice di Monfortino (occhio all’annata) o di Trebbiano d’Abruzzo di Valentini (occhio all’annata) riempitele con un vino dozzinale (occhio all’annata) et voilà! Invece, se vi trovare a pranzo o a cena con un portuale di Ravenna, o con un disoccupato dell’Anic, ma va bene anche uno della ex Omsa o di altra azienda a piacere, vista l’abbondanza di scelte, non fatevi vedere che bramate un rosato, che lo occhieggiate nella carta dei vini (ammesso che esista un rosato in una carta dei vini romagnola): nella migliore delle ipotesi penseranno ad un “mischione” di rosso e bianco e vi beccherete un bel vaffa. Piuttosto cantategli un tormentone di Alvaro Soler, preparato per l’occasione: si addormenterà all’istante.

Su quale rosato scegliere invece, le idee sono meno chiare ma anche qui procederei per esclusione: evitate i rosati transalpini, non perché non siano buoni, ma per una ripicca verso l’affare Lactalis e FCA. Cosa resta ordunque, una volta evitati per ragioni di puro campanile i rosati salentini e del Garda? I rosati romagnoli, ovviamente! E credetemi, ce ne sono davvero di buoni.

Alcuni produttori romagnoli ci si sono messi d’impegno e hanno pure ottenuto qualche importante riconoscimento. Ad esempio il rosato della Colombarda, azienda di San Vittore di Cesena, che ho avuto il piacere di assag…ehm, di bere durante una visita in azienda. Da qualche anno la proprietà della tenuta Colombarda, la famiglia Dionigi, sta impiegando notevoli risorse umane, con l’arrivo dell’enologo Giuseppe Meglioli, e finanziarie, ammodernando gli impianti e risistemando il parco vigneti esistente, attualmente poco più di venti ettari.

Il rosato prodotto, che si chiama Rosalaura, ha vinto la medaglia d’argento al Mondial du Rosè 2019. L’annata è la 2018 e viene prodotto da uve sangiovese sottoposte a breve macerazione. Ha un bel colore che ricorda il corallo e delicati profumi che richiamano i lamponi e il ribes. Struttura leggera e sapore piacevolmente acidulo con appena un accenno tannico; caratteristiche che lo rendono versatile a tavola, sia con i cibi che con eventuali commensali riottosi.

*non crederete davvero che fosse uno stilista, vero?

ROSALAURA 2018 euro 9

TENUTA COLOMBARDA - SAN VITTORE DI CESENA
http://www.colombarda.it/


Giovanni Solaroli
Giornalista, degustatore ufficiale, docente AIS, per anni è stato il referente per la Romagna della Guida Ais nazionale Vitae. E' co-autore del primo e unico libro interamente dedicato all’Albana di Romagna.
giovannisolaroli@gmail.com

Copyright © Emilia-Romagna Vini - Iscritto al Registro Stampa presso il Tribunale di Forlì al n. 11/18