Caro Signor Sangiovese,
in questo periodo natalizio, in cui le tavole si riempiono di luci, profumi e sapori, non posso fare a meno di pensare a te. Tu, che da secoli hai accompagnato brindisi, discussioni accese e grandi silenzi contemplativi. Sei un po’ come quell’amico di vecchia data; rassicurante, ma capace di sorprendermi ogni volta. Anche se, permettimi, qualche volta sei un po’ lunatico: oggi vellutato, domani spigoloso. Ma va bene così, chi ti ama lo sa!
Ti scrivo questa lettera con il cuore in mano – e il bicchiere pure – per riflettere sul nostro rapporto. Sei stato sempre il protagonista, Signor Sangiovese, almeno qui in Romagna, dove il tuo nome è sinonimo di identità. Sei nato tra queste colline, sei cresciuto con il sole che ti scalda e il vento dell’Adriatico che ti accarezza. Sei il figlio di questa terra aspra e generosa, e noi ti abbiamo sempre trattato con rispetto.
Ma dobbiamo essere onesti, non è più tutto come una volta. Oggi, caro Sangiovese, sei in competizione con il mondo intero. Dalla California al Sudafrica, passando per la Nuova Zelanda, ti sfidano con bottiglie che sembrano quadri d’arte moderna e nomi che suonano come colpi di scena di un film di Tarantino. Ti osservano con curiosità e un po’ di scetticismo. “È troppo rustico!” dicono alcuni. “Ha personalità!” ribattono altri.
Ed eccoci qui, a cercare di convincere il mondo che la tua vera forza sta proprio nella tua autenticità, nelle tue radici. E poi c’è il mercato. Ah, il mercato. Ti vede come un vecchio signore che deve imparare ad andare sui social. Sei trendy, certo, ma non basta. Ti vogliono biologico, naturale, a chilometro zero, ma anche glamour, sostenibile e – perché no? – da selfie.
Ti chiedono di essere tutto e il contrario di tutto. Lo so, è dura, ma tu ce la puoi fare. Se c’è una cosa che ho imparato da te è che il Sangiovese è resiliente. Dopotutto, hai resistito a guerre, carestie e mode passeggere. Non sarà TikTok a fermarti.
Parliamo poi degli abbinamenti, caro mio. Sei un tuttofare, lo ammetto. Hai un talento innato per stare bene con tutto; la piadina con i salumi, un bel ragù di cinghiale, una lasagna da manuale. Eppure, qualcuno ti snobba. Ti preferiscono vini più blasonati, più “internazionali”. Ma che ne sanno loro del piacere di una cena in trattoria, con un bicchiere tuo, sincero, che non ha bisogno di impressionare nessuno? Sei come un amico fidato, e questo, caro Sangiovese, è il tuo superpotere.
Tuttavia, non possiamo ignorare i problemi. Il cambiamento climatico ti sta dando del filo da torcere, vero? Estati torride, piogge imprevedibili: il tuo bel grappolo sta sudando più del previsto. E noi, da buoni romagnoli, ci rimbocchiamo le maniche per trovarti un equilibrio, cercando di non farti perdere quella freschezza che ti rende così unico. Ma promettimi che anche tu farai del tuo meglio, d’accordo?
E infine, caro Sangiovese, un pensiero più personale. Sei più di un vino per me. Sei un ricordo di estati infinite, di cene con amici, di mani callose che raccolgono uve e di risate che riempiono cantine. Sei il filo rosso (anzi, rubino) che lega generazioni. Sei il racconto di una terra che non smette mai di credere nella bellezza delle cose semplici.
Quindi, a te, caro Sangiovese, auguro buone feste. Continua a essere testardo, un po’ selvatico, ma sempre autentico. La Romagna non sarebbe la stessa senza di te. E per tutto quello che rappresenti, alzo il calice e ti ringrazio.
Con affetto, Ale.