Nel suo cognome c’è già qualcosa di predestinato: Casadei, ovvero Casadidio. Solo che il “suo dio” è dolce e terreno, e non si limita alle canoniche ricette dei manuali, un tot di zucchero, un tot di lievito e così via. Al contrario, a Gianluca Casadei piace variare lo spartito consapevole che le migliori scoperte arrivano quasi sempre dall’inaspettato.
Nel suo laboratorio a Gambettola, che coincide con la sua pasticceria, ha sfornato un panettone salato che detta così non pare una grande novità. E invece basta solo appoggiarlo nel palato per capire che si entra in un’altra dimensione. Il perché lo spiega lui stesso: “utilizzo pere IGP di Romagna decantate nel sangiovese al posto dei canditi, e squacquerone in sostituzione del burro, con aggiunta del formaggio di fossa di Sogliano al Rubicone”. Dunque un panettone in piena simbiosi con la terra di Romagna, radici alle quali si sente profondamente legato, non nascondendo un sogno nel cassetto: aprire un ristorante con i menù tipici del territorio.
Perché la cucina è l’altra sua grande passione. Alle superiori era andato all’Alberghiero di Castrocaro per fare il cuoco. Peccato, i posti sono finiti, passi un’altra volta, gli viene detto. Quando sta per varcare la porta di uscita gli propongono di fare il pasticcere, lì posti ancora ce ne sono. Accetta ed è la svolta della sua vita. Lo certificano i 35 anni della sua Pasticceria a Gambettola, incuranti persino di spostamenti epocali come quello della (ex) vicina Technogym a Cesena, che gli garantiva un flusso continuo di gente.
La sua forza sta nel sentirsi orgogliosamente pasticcere. “Un ottimo pasticcere può divenire un ottimo cuoco al punto da ambire la stella”, spiega Gianluca, probabilmente memore del percorso di Davide Oldani. E sulla caratteristica dei suoi panettoni è lapidario: “Pasticceri che fanno panettoni con lievito madre sono davvero pochi in Romagna”.
Lui ne sforna sei. Oltre a quello salato di cui si è detto, il cavallo di battaglia è Amarcord (albicocca, mandarino e marzapane romagnolo), ispirato a un quadro di Romano Buratti con scene di vita contadina. Poi troviamo, Tradizionale “54”, Equatoriale “55” (cioccolato fondente 55%, con copertura cioccolato al latte), Kaiser (Pera IGP dell’Emilia Romagna e cioccolato), Frutti di bosco, Cappuccino (impasto al caffè e cioccolato bianco), Pistacchio (con cioccolato bianco e sac a poche al pistacchio).
Cosa li unisce? “Il gusto dei miei ricordi, ciò che ho vissuto, le emozioni che vorrei condividere. Tradizione e innovazione sono le basi del mio lavoro, fatto di sapori autentici e di prodotti frutto di una costante ricerca del meglio”. E sul segreto delle sue creazioni? “Osare sempre, mai sentirsi arrivati. Avere curiosità. Più di una volta sono andato al supermercato e ho osservato cosa comprava la gente e come erano disposte le scaffalature”.
Gianluca il suo percorso lo condivide insieme alla moglie Valentina e il figlio Leonardo che studia in Olanda, e col quale una volta tornato spera di dare vita a un progetto di e-commerce. Attualmente con lui lavorano 15 persone: se qualcuno di loro passasse davanti all’alberghiero di Castrocaro, beh magari un grazie, anche solo accennato, sarebbe buona cosa e giusta.