Fattoria Zerbina, una panoramica completa sui Rossi

In ogni territorio da vino c’è, o ci dovrebbe essere, un’azienda leader, quella che per vari motivi riesce a far progredire l’intero comparto, a fungere da esempio e a creare valore aggiunto per tutti. In pratica l’azienda i cui vini sono un punto di riferimento per le proprie denominazioni. Fortunata dunque la Romagna che può contare su Fattoria Zerbina. In oltre 50 anni di attività Cristina Geminiani ha portato la bandiera romagnola in giro per il mondo, raccogliendo numerosi successi e riconoscimenti su quasi tutti i vini e da quasi tutte le più importanti guide e riviste nazionali ed internazionali.

La presenza costante e la capacità di proporre visioni nuove e alternative fungendo da apripista sono i punti fermi che ne sanciscono il ruolo guida ben al di là di ogni ragionevole dubbio. Cristina Geminiani arriva nell’azienda del nonno negli anni ‘70 in una Romagna del vino che di vini di qualità non ne produceva affatto. Nel corso dei suoi studi in agraria, Cristina non aveva preso in considerazione la possibilità di lavorare nel mondo enologico, ma poi suo padre le prospetta la possibilità di avviare nuovi scenari facendosi parte attiva nel progetto e così inizia una nuova sfida.

In poco meno di un decennio, grazie al babbo che intuendone il talento le lascia briglia sciolta e agli studi compiuti a Bordeaux, Cristina trasforma l’azienda apportandone alcune innovazioni che negli si riveleranno geniali. Un paio di esempi: trasformazione della coltivazione del sangiovese ad alberello, elevata densità per ettaro, studi e utilizzo della Botrytis sulla albana e uso dei toponimi in etichetta per comunicare il luogo di provenienza.

Il pensiero di etichettare i propri Sangiovese col nome Marzeno, già dagli ‘70, è la dimostrazione più evidente della volontà di testimoniare la propria identità territoriale. Del resto, come dimenticare la prima annata del Vino da Tavola di Marzeno del 1987? Pare, questa donna, dotata di una energia inesauribile, un motore sempre in azione che ai giorni nostri si presenta con un nuovo progetto che ridisegna il posizionamento della gamma aziendale con vini e stili rinnovati, più contemporanei.

Ne è riprova la recente tornata di assaggi di nuove annate fatta in azienda che conferma un rinnovamento nello stile, meno potenza e più eleganza per dare più slancio di bocca ai rossi importanti. L’assaggio di qualche annata vecchia ha fornito ulteriore prova della longevità che i vini Zerbina hanno. A mio avviso si può dire che oggi la piramide dei rossi Top di gamma abbia un assetto meglio definito e completo con una identità territoriale legata profondamente alla sottozona Marzeno. La sottozona Marzeno è una delle più piccole, ma in relazione alla sua estensione, è tra le più vitate, ulteriore testimonianza della importanza vitivinicola di Marzeno per la Romagna. Dei rossi targati Zerbina vi riporto impressioni e dati, riservandomi il report sui bianchi in un altro articolo.

I VIGNETI SINGOLI

  1. Poggio Vicchio Sangiovese Marzeno. Viene da un vigneto storico sul poggio dell’omonimo podere Vicchio. Nasce sulle argille rosse ed esprime nette sensazioni di marasca con una bocca tesa e fresca, caratteri che nei Sangiovese da questa vigna si sono sempre ritrovati.
  2. Monografia Sangiovese Riserva Marzeno. Monografia è un progetto che parte nel 2016, e si propone di mettere in bottiglia i vini da singoli vigneti di sangiovese, allevati ad alberello, che l’azienda ritiene più̀ rappresentativi in ogni singola vendemmia. Tenendo conto che le vigne hanno caratteri diversi, possono cambiare suoli, microclima, cloni o selezioni massali, portinnesti e la scelta viene fatta in funzione di ciò che l’annata prospetta. Una produzione rara che esalta “il Sangiovese” del millesimo. Se ne producono un tonneau, o al massimo due per annata.

LE RISERVE

  1. Pietramora Sangiovese Marzeno Riserva. Pietramora è un autentico caposaldo e raccoglie in sé il meglio del sangiovese prodotto nelle varie vigne, ormai tutte allevate ad alberello con vigneti ad alta densità. È un rosso di grande longevità, sapido con tannini potenti ma sempre ben integrati e profumi di piccoli frutti rossi e di spezie. E qui mi sento in dovere di fare un po' di chiarezza. Alla prima occhiata di un distratto potrebbe sembrare che Monografia e Pietramora siano più o meno la stessa cosa per il fatto che riportano entrambi in etichetta le diciture Sangiovese Riserva con sottozona. Beh, da lontano anche io potrei sembrare Sean Connery ma, credetemi, c’è differenza. Le Monografie saranno ogni anno realizzate prelevando una piccola parte di uve, come si è detto prima, sufficienti a realizzare uno o al massimo due tonneau, da un solo singolo vigneto che sarà ogni anno diverso, predisponendo l’acquirente a collezionarle. Per la cronaca l’annata 2016 viene dalla vigna Anfiteatro su terrazzi alluvionali e la 2017 dalla vigna Pozzo che ha terreni calcareo-argillosi. Il Pietramora invece è l’assemblaggio delle uve selezionate e raccolte da una base vigneti più ampia e per la precisone le vigne Anfiteatro, Boschetto, Capanno, Montignano grande, nord e sud, Pozzo, Querce e Querce Francesca. Vigne con varie esposizioni: sud-est, ovest, e nord-est e con suoli franco-argilloso, calcareo.
  2. Marzieno Ravenna igt. Il Marzieno pur avendo mutato la composizione del taglio durante i suoi lunghi anni di vita (1987 prima annata) ha mantenuto la sua personalità. Nel taglio oltre al cabernet e al sangiovese sono stati introdotti piccole percentuali di syrah e merlot, il ché ne fa un rosso apprezzato in ogni mercato; profumi eleganti di tabacco e spezie e bocca sempre ben bilanciata.

LE SELEZIONI

  1. Torre di Ceparano Sangiovese riserva: nato come “secondo vino” della Fattoria, il Torre di Ceparano ha conquistato un suo pubblico in virtù di un costo più basso, di una qualità eccellente e di un assetto gastronomico più immediato che lo rende molto versatile in tema di abbinamenti a tavola, dove peraltro funziona a meraviglia grazie ai tannini più vellutati e una struttura meno potente.
  2. Antitesi Ravenna rosso igt: uno degli ultimi nati, esordisce con l’annata 2015. Antitesi incarna la scelta di avvicinare un pubblico più giovane e trovare sintonia con gusti più moderni. Il suo nome deriva dal fatto che ogni elemento di cui è composto è antitetico: i due vitigni sangiovese 40% e merlot 60%, i due vigneti piantati su terreni dalle caratteristiche pedologiche estremamente diverse così come la loro esposizione. Infine, antitetica è la vinificazione: tradizionale per il merlot e soggetta ad appassimento naturale in fruttaio per il sangiovese. Un procedimento che lo rende morbido e vellutato con profumi di pepe e tabacco. Un recentissimo riassaggio della prima annata ha portato al naso un delicato sentore mentolato che ne ha impreziosito il bouquet.

Giovanni Solaroli
Giornalista, degustatore ufficiale, docente AIS, per anni è stato il referente per la Romagna della Guida Ais nazionale Vitae. E' co-autore del primo e unico libro interamente dedicato all’Albana di Romagna.
giovannisolaroli@gmail.com

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