Nell’eterno e amletico dilemma che si prospetta di fronte a una carta dei vini, o ad una ancor più drammatica scelta allo scaffale, ci sono sempre vini che ci piacciono da impazzire e altri che invece proprio non riusciamo ad affrontare. Vini che ci attraggono o respingono per la loro provenienza, per la notorietà del vitigno di origine, per il nome del produttore, per il ciclo lunare sfasato, o per una lettura storta dei fondi di caffè. In genere si tratta di vini che hanno un carattere specifico molto forte, dotati di aromi intensi o di strutture tanniche poderose, insomma vini con una identità facilmente riconoscibile di fronte ai quali anche mio nonno, astemio e perennemente raffreddato, esclamerebbe: “Ah, ma questo è un tipico…”.
Tra questi vini includo sans doute, i Sauvignon Blanc. Vini decisamente “divisivi”, la cui uva d’origine non è certamente facile da vinificare anche se poi, a conti fatti, risulta tra le più diffuse al mondo. Se raccolta precoce c’è il rischio che nel vino si esaltino gli aspetti meno gradevoli del suo carattere vegetale, e se raccolta tardivamente si perdono invece freschezza e florealità, evidenziando quei profumi tipici da frutto tropicale. In Romagna, questa grande uva trova impiego quasi sempre come arma da taglio, e sono veramente pochi i casi in cui un produttore prova a cimentarsi realizzando esemplari “in purezza”. E pensare che ci sono alcuni paesi antipodisti*, leggasi Nuova Zelanda, che sul Sauvignon Blanc hanno costruito la propria fortuna e notorietà planetaria.
Ma questa è un’altra storia, la nostra ci porta invece più vicino, nell’imolese podere Bergullo, dove ha sede l’azienda della famiglia Tre Monti. Nata verso la fine degli anni ’60, grazie alla volontà di Thea e Sergio Navacchia, ora è guidata dai figli David e Vittorio. Il corpo vigneti è dislocato in due poderi; Petrignone, 28 ettari nel forlivese e Bergullo, 26 ettari a ridosso della cantina vera e propria. Oramai non si contano più i successi, sia di critica che di pubblico, che i vini di Tre Monti hanno meritatamente conseguito, come ad esempio il 25° posto tra i primi 100 vini al mondo secondo Wine Enthusiast, assegnato all’Albana Vitalba 2015.
Tre Monti è una delle rarissime realtà romagnole a produrre un Sauvignon Blanc, biologico e puro come l’acqua di sorgente. L’impianto attuale di S.B. risale al 2001 e si estende per poco più di un ettaro, dal quale i Tre Monti ricavano all’incirca 5/6.000 bottiglie. Una piccola produzione, curata in modo quasi ossessivo, e che non tutti gli anni vede la luce. Dopo l’assenza giustificata del 2017, il nuovo millesimo è da pochi giorni in vendita. Lo trovate “nascosto” sotto il nome di Salcerella la cui origine richiama il fiore omonimo, del quale però non profuma. In relazione alla tipologia, il Salcerella ha un bouquet aromatico piuttosto fine; tanto per capirci, e lo dico solo per pavoneggiarmi, più simili ad un Sancerre (Sauvignon della Loira) che ad un Neo Zelandese. Ci trovate lievi odori di erbe campestri, un eco di foglia di pomodoro, qualche nano molecola floreale e nessuna nota che ricordi l’asparago verde. Vino fresco e fragrante, risultato di un gradevole mix di sapori agrumati, vegetali e fruttati che ha buone changes di piacere anche a chi non si strappa i capelli per i Sauvignon Blanc.
(*coloro che stanno agli antipodi)
SALCERELLA 2018
In cantina Euro 10,00
TRE MONTI, Via Lola, 3 - IMOLA (BO)
http://www.tremonti.it/