Lavora a testa bassa! Tutti ormai conoscono lo spirito resiliente, indomito e tenace dei romagnoli. Non chiudiamo, non molliamo.
Ci siamo! Feriti nell’animo ma con il sorriso, anche se a volte è un po’ tirato. I nervi a volte tesi e la paura per il futuro ma ci siamo! L’estate sicuramente aiuterà tutti e anche se non ci sono regole precise per la ripartenza un pensiero mi viene da dentro al cuore e voglio fare un appello:
Usiamo prodotti locali.
Aiutiamo i contadini.
Aiutiamo gli allevatori.
È ADESSO che dobbiamo e possiamo fare la differenza.
Un esempio su tutti: I vini romagnoli delle aree sfregiate devono “esplodere” nelle carte vini di tutti i locali; proponiamoli per gli aperitivi e durante gli eventi.
NOI romagnoli ristoratori abbiamo il dovere morale di collaborare e aiutarci.
A volte qualche collega fuori regione mi scrive: “Ale hai bisogno di qualcosa? Possiamo fare qualcosa per te, per voi?”.
Io rispondo semplicemente “Ragazzi, grazie, qua stiamo bene e andiamo avanti ma un modo per aiutarci ci sarebbe… in carta vini e nei menù fate venire fuori la Romagna, fate sentire che ci supportate così”.
E così un periodo drammatico può diventare un momento di grande conoscenza della nostra Romagna e della nostra identità. Il patrimonio culturale romagnolo implica un legame condiviso, la nostra appartenenza a una comunità. Rappresenta la nostra storia, il nostro legame con il passato, con il nostro presente e con il futuro che ci attende.
Concludo con un grande classico bandiera della romagnolità: I Cappelletti al ragù.
Preparazione. Prepariamo ragù abbondante, io amo farlo con carne mista e un goccio di vino per renderlo aromatico e un poco di latte. Ed adoro ancora di più servirlo anche a tavola a parte, per i super golosi!
Poi prepariamo i cappelletti, rigorosamente al mattarello, almeno 15 pezzi per porzione, se si è a tavola con romagnoli anche 20.
Farciamo con parmigiano e squacquerone ed un pizzico di noce moscata.
Cuociamo qualche minuto i cappelletti in acqua salata e saltiamo con il ragù ben cotto e ristretto come si fa in Romagna, a me piace aggiungere parmigiano anche sopra ultimata la cottura.
Oggi abbiniamo un buon sangiovese giovane, con note fruttate e facciamo attenzione alla temperatura di servizio di quest’ultimo. In questo caso ho optato per un Sangiovese DOC “Il Bruno” di Calonga.