Trerè, e i vini onomatopeici

Secoli fa lessi un articolo pubblicato su uno dei periodici tecnici editati dalla Etas Kompass P.T., una gloriosa casa editrice per la quale lavoravo, scambiando kilowattori di pura energia giovanile con qualche vecchia e consunta banconota. Uno scambio alla pari tra lavoro e impresa, assai raro di questi tempi. La rivista si chiamava Imballaggio e l’articolo era titolato Il Venditore Silenzioso. Ne ho cercato inutilmente traccia sul web; probabilmente casa editrice e riviste oggi non esistono più.

Esiste tuttavia, più vivo che mai, l’oggetto di quell’articolo, il venditore silenzioso, cioè l’imballo, la confezione, l’incarto, la scatola, insomma il Packaging, l’etichetta per restare in tema con il vino. All’epoca, pressapoco databile tra il giurassico ed il triassico, l’autore, pur disponendo di pochi mezzi informatici e di ricerca, aveva analizzato a fondo l’importanza del contenitore e svelato molte interazioni che si creano tra una confezione ed un consumatore. Mi è tornato in mente quell’articolo, osservando con più attenzione alcune etichette di vini romagnoli. Molte di queste ci dimostrano in modo evidente che dietro a questo, spesso oscuro lavoro, c’è una precisa volontà di comunicare e di stabilire relazioni più solide con il consumatore.

Tra le più belle, graficamente “poco silenziose”, nonché comunicativamente efficaci, segnalo quelle di Trerè, storica azienda vitivinicola che si trova tra Faenza e Castel Bolognese. Il restilyng è recente, tre anni orsono per l’esattezza, dunque è probabile che molti lettori ancora non le riconoscano. Poco male, c’è sempre tempo per rimediare. Le ha disegnate il faentino Jona Sbarzaglia e a me piacciono molto. Sono illustrazioni di forte impatto, come i vini che devono comunicare; hanno nomi dialettali, fortemente romagnoli, come i vini che preannunciano. Una volta pronunciati quei nomi, i nomi dei vini, anche un extra-romagnolo ne trae un significato; basta ascoltare quei suoni, vagamente onomatopeici per trovarne la lunghezza d’onda. Una sintonia facile da trovare in quanto fattore ricorrente nella nutrita pattuglia di vini prodotti da Trerè; vini estremamente puliti, nitidi e generosi nei profumi, saporiti e morbidi all’assaggio e correttamente realizzati in relazione alla tipologia, così che, ad esempio, le quattro etichette di sangiovese abbiano ognuna un propria precisa identità.

L’azienda Trerè nasce a metà degli anni 60 grazie a Valeriano Trerè, uomo di fiducia di alcuni latifondisti locali. Deciso a mettere a frutto le sue competenze, decide così di acquistare un terreno dalle Opere Pie, il Podere Saccona di 14 ettari e di mettersi in proprio. Il primo vino in bottiglia (1974) però lo si deva sua figlia Morena, prima donna uscita diplomata dalla Scuola Agraria di Persolino, autentica fucina di talenti locali. Il vino, un sangiovese tutt’ora prodotto, si chiamava e si chiama Amarcord d’un Ross. Negli anni ‘90 fa il suo ingresso in azienda il figlio Massimiliano, fautore instancabile degli ultimi rinnovamenti di casa Trerè, a partire dalla nuova cantina, dal recupero dei fabbricati rurali e dalla nascita di Cala Coralli, luogo di relax immerso tra i vigneti. Oggi gli ettari vitati sono oltre 30, alimentati da suoli composti da argille ocra, sabbia e limo sui quali vengono coltivati soprattutto vitigni tradizionali romagnoli.

C’è un nuovo vino, appena realizzato, frutto di una selezione “maniacale” e dedicato a Valeriano, padre di Morena Trerè. Trattasi dell’Albana secco Amarcord d’un Bianc” che affianca Arlus, l’altra albana secco aziendale, rispetto al quale fa un periodo più lungo di maturazione. Vino dal bel colore giallo paglierino, con i classici profumi di albicocca che un’albana di questo territorio porta in dote. Non assaggiatelo, bevetelo e vi troverete in bocca un caleidoscopio di sapori fruttati, di freschezza e sapidità, con il caratteristico ed inimitabile finale graffiante. E ora qualche nota tecnica per i più esigenti dei nostri lettori: da uve albana clone Compadrona, piantate nel 1984, allevate a pergoletta romagnola con densità di circa 2.000 piante a ha ( densità perfetta per le esigenze del vitigno albana) vendemmiate il 20 settembre e fermentate in vasche d’acciaio termoregolate.

Romagna Albana Secco Docg
Amarcord D’un Bianc 2017
10 euro

TRERÈ Via Casale, 19 - 48018 Faenza (RA)
http://www.agriturismotrere.eu/


Giovanni Solaroli
Giornalista, degustatore ufficiale, docente AIS, per anni è stato il referente per la Romagna della Guida Ais nazionale Vitae. E' co-autore del primo e unico libro interamente dedicato all’Albana di Romagna.
giovannisolaroli@gmail.com

Copyright © Emilia-Romagna Vini - Iscritto al Registro Stampa presso il Tribunale di Forlì al n. 11/18