Il taglio è un’arte: sono in molti a sostenerlo. Il mio compagno di leva, dopo che ebbi ripassato la sua sfumatura, mi paragonò ad un noto quadrupede dalle lunghe orecchie. In tempi più recenti, il taglio da me operato sulla siepe di confine, non ebbe esito diverso, anzi. C’è anche un lato positivo, mi si può classificare come persona costante e affidabile. Tutto dipende da cosa si spera di ottenere. Parlando di vini, immagino quindi di non potermi esercitare sul loro taglio, arte per la quale è richiesta una speciale attitudine e conoscenza, e limitarmi al solo assaggio del risultato.
Una efficace dimostrazione l’ho avuta di recente grazie a Monia Ravagli, enologa in forza alla storica cantina Drei Donà Tenuta La Palazza. L’azienda si trova a Massa di Vecchiazzano, nelle prime colline forlivesi, all’interno della sottozona Predappio, una delle 12 MGA (Menzione geografica Aggiuntiva) del sangiovese romagnolo. Dopo un lungo scambio di opinioni con Enrico Drei Donà sulla situazione mondiale, europea, italiana e romagnola del vino, ci siamo affacciati sulla vigna da cui si ricava il pluripremiato Pruno.
Il Pruno è uno dei due Riserva Sangiovese, l’altro è il Cuvèè Palazza. Dalla loro spiegazione ho ricavato una miniera di informazioni preziose; sui suoli che lo compongono, sulle varianti espositive, piccole ma significative, sulla gestione agronomica, molto precisa, sulla vendemmia e sulle vinificazioni, e sul comportamento del vigneto nelle varie annate. Ora la dico in modo grossolano: dal vigneto Pruno si ricavano 6 masse che vengono fermentate e maturate separatamente, ottenendo quindi 6 vini diversi. Potrei giurarlo sulla siepe del mio vicino avendoli assaggiati dalle botti: ognuno di questi vini ha caratteristiche del tutto differenti, per struttura polifenolica, profumi, tannini, freschezza acida, maturazione, etc, etc, ma, soprattutto hanno sapori diversi. Quando Monia ed Enrico ritengono che sia il momento giusto, si fanno i tagli e si arriva al Pruno in versione “unica”, quello che poi sarà imbottigliato.
A conclusione della visita, mi è stato offerto un assaggio da una bottiglia preziosa, un Magnificat 1992, Magnificat di nome e di fatto, uno dei primi Cabernet Sauvignon romagnoli apparsi. Un quarto di secolo sulle spalle, di certo non passati invano, vista la vitalità l’integrità e l’eleganza del risultato.
Pruno e Magnificat dunque, due rossi che potremmo definire “gemelli diversi” avendo in comune solo il territorio d’origine, il “terroir” per dirla in modo acconcio. Che qui si esprime bene con almeno tre caratteristiche: freschezza, complessità e struttura, elementi che permettono a questi due rossi di mostrare il loro potenziale evolutivo.
DREI DONA’ TENUTA LA PALAZZA
Via del Tesoro, 23
Massa di Vecchiazzano - Forlì
About Giovanni Solaroli
Giornalista, degustatore ufficiale, docente AIS, per anni è stato il referente per la Romagna della Guida Ais nazionale Vitae. E' co-autore del primo e unico libro interamente dedicato all’Albana di Romagna.
giovannisolaroli@gmail.com