La due giorni di questa edizione di Stella dell’Appennino si è aperta con una cena di gala (a proposito, grazie Giorgio) presso l’azienda agrituristica Badia della Valle in quel di Lutirano accolti da Renzo Morresi (Casetta dei Frati) che ci ha raccontato la storia del luogo e del rapporto con la viticoltura. Riflettendo sulle sue parole non posso fare a meno di pensare a quei pochi chilometri che oggi ci separano dalla Toscana, a quel confine che, non fosse stato spostato, questo lembo di Romagna oggi godrebbe di ben altra fama e di ben altro sostegno.
L’Emilia Romagna premia la pianura e dimentica l’appennino, salvo metterci delle pezze quando proprio non se ne può fare a meno. In questa cornice si è svolta questa edizione di Modigliana Stella dell’Appennino che è stata probabilmente la migliore di sempre, anche se quella del 2022, dove a tenere banco c’erano Walter Speller e il confronto con l’attitudine all’invecchiamento dei rossi romagnoli, fu veramente molto partecipata.
Questa ottava edizione però ha qualcosa in più: testimonia la volontà di una comunità di risollevarsi da disastrose calamità naturali con le proprie forze, di produrre comunque vino anche quando magari hai il morale a terra e vorresti darci su e non hai nemmeno il sostegno del Consorzio cui appartieni come area produttiva. Il gruppo dei viticoltori modiglianesi dunque resiste e rilancia, superando anche la classica crisi del settimo anno.
Giorgio Melandri, anima e mente del gruppo, ha estratto un altro coniglio dal cilindro mettendo in piedi un’edizione, seppur in uno spazio ristretto (quello del mercato coperto di Modigliana) innovativa e ricca di contenuti. Non dunque le solite masterclass ma la proposta di una visione più globale su un territorio, i suoi prodotti e i suoi protagonisti. Per raccontare i vini di Modigliana ci si è affidati ai piatti, a preparazioni gastronomiche realizzate dagli chef Fabrizio Mantovani (Fmarket, Faenza), Sebastiano Caridi (Pasticceria Caridi, Faenza e Bologna), Giuseppe Gasperoni (Povero Diavolo, Torriana), Omar Casali (Maré, Cesenatico), Francesco Vincenzi (La Franceschetta, Modena), Gianni e Federico D'Amato (D'Amatosteria, Castello di Arceto Scandiano), Gianluca Gorini (da Gorini, San Piero in Bagno) ed Edoardo Tilli (Podere Belvedere, Pontassieve) che hanno indagato a fondo l’abbinamento con questi vini di montagna proponendo piatti che ne hanno esaltato i caratteri.
I temi delle acidità, del verde, gli agrumi immaginari, l’orto, i formaggi, le carni, i dolci, ma anche il mare che una volta qui c’era sono stati condotti dalle 8 giornaliste, Leila Salimbeni direttrice di Spirito Divino, e Francesca Fiocchi, Chiara Giannotti, la nostra Laura Giorgi, Eleonora Lopes, Bianca Mazzinghi, Fosca Tortorelli e Vania Valentini. Gli 8 show cooking o laboratori, sono andati tutti esauriti catalizzando l’attenzione del pubblico per tutta la giornata di domenica durante la quale si è svolto anche il tradizionale concorso Stella D’oro che premia il miglior Sangiovese di Modigliana.
Quest’anno ha visto primeggiare il Vigna Beccaccia 2021 senza nulla togliere agli altri 12 vini tutti di buon livello a testimonianza che qualche tempo in bottiglia riduce talune asperità che in gioventù i vini di montagna hanno. Ai banchi di assaggio (walk around tasting per essere fichi) ampia selezione di 2023 e 2022 sia rossi che bianchi. I Modigliana bianchi sono un’altra bella novità che si era già notata a SlowWine fair di febbraio. I rossi invece sono già affermati, si può dire che il carattere dei Sangiovese di Modigliana è oramai patrimonio di tutti, chi cerca un rosso speziato, molto fresco, con un frutto appena delineato che guarda al verde invece che alle surmaturazioni e dispone di una solida ma mai eccessiva intelaiatura tannica, sa che scegliendo un Modigliana trova ciò che cerca. Poi, possono piacere o meno, ma il linguaggio è chiaro e questo è senz’altro un merito.
In fondo, dare ciò che si promette, non è forse una buona base di dialogo con il consumatore?