Cresce il numero dei prodotti Slow Food in Emilia-Romagna, frutto della collaborazione tra la Regione e l’associazione internazionale impegnata nell’educazione al gusto e nella difesa della biodiversità. Il pollo romagnolo, antica razza autoctona, dopo aver rischiato l'estinzione, sarà il 19esimo presidio dell’Emilia-Romagna, un passo ulteriore nella collaborazione tra Regione e Slow Food, con cui è stato di recente rinnovato fino al 2025 il Protocollo d’intesa per la realizzazione di iniziative che valorizzano il patrimonio rurale ed enogastronomico regionale.
Il nuovo Presìdio è stato presentato dall’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi, assieme a Raffaella Ponzio, responsabile Presìdi Slow Food Italia.
“Il sostegno ai Presìdi Slow Food- ha detto Mammi -, capaci di creare cultura e identità, porta avanti un progetto che coinvolge le comunità locali e persegue obiettivi come salvare la biodiversità, tutelare gli ecosistemi e le risorse naturali, tutelare la salute dei consumatori e promuovere filiere eque dal punto di vista sociale. Da qui la scelta di investire risorse in contributi e investimenti per la tutela della biodiversità nell’ambito del Piano di sviluppo rurale promosso da Regione attraverso i finanziamenti europei e il sostegno ai Presidi Slow Food del nostro territorio. I 19 Presìdi dell’Emilia-Romagna sono una ricchezza qualitativamente ineguagliabile, preservata da chi ogni giorno si impegna per ridare il giusto valore all’alimentazione, rispettando chi produce cibo sano e un’armonia che le istituzioni devono difendere e promuovere sempre”.
L’assessore ha poi ricordato le strategie regionali per sostenere l’economia e l’inclusione sociale nelle aree rurali e di montagna, attraverso i Gruppi di azione locale (Gal) per i quali sono disponibili 58 milioni di euro nello Sviluppo rurale 2023-27, per favorire lo sviluppo delle imprese delle aree più marginali, l’occupazione di giovani e donne, la tutela dell’ambiente e le specificità turistiche e culturali delle aree rurali dell’Emilia-Romagna. E ancora biodiversità, investimenti produttivi, mitigazione dei cambiamenti climatici, agriturismo e reti commerciali.
“Il Presidio del pollo romagnolo- dice Raffaella Ponzio, responsabile Presìdi Slow Food Italia- è nato per sostenere un gruppo di allevatori che da anni, per passione, conservano biodiversità. Mettono a disposizione dei loro animali spazi erbosi all'aperto, attendono il tempo necessario perché crescano secondo ritmi naturali, forniscono un'alimentazione basata su granaglie per lo più locali e soprattutto, allevano con rispetto. Questi pochi allevatori rappresentano una piccola, virtuosa, economia locale. Vogliamo aiutarle tutte, ogni volta che possiamo, anche grazie al lavoro che fanno le nostre reti Slow Food locali. Ci ricordano che il cibo non è una commodity, che gli animali che alleviamo non sono mezzi di produzione, che la qualità del cibo è legata a una relazione, viva e autentica, con la natura”.
Il pollo romagnolo
Abituato a razzolare in grandi spazi, in grado di volare anche sugli alberi, così da difendersi da solo da volpi, faine e altri predatori, il pollo romagnolo fino al dopoguerra è stato una presenza fissa nelle aie contadine. Una razza mantenuta e selezionata soprattutto dalle donne che mandavano avanti fattorie e famiglie contadine, le mitiche azdore, a cui spettava la cura dell'aia e la vendita delle uova. E proprio perché su questa attività si fondava una parte importante delle entrate della famiglia contadina, le donne sapevano quali erano le galline ovaiole migliori e quali far riprodurre.
Questa gallina variopinta è uscita di scena con l'avvento dell’agricoltura industriale, perché poco adatta all’allevamento intensivo e di taglia piccola. L’ultimo allevamento è stato trovato nel ravennate nel 1997 e a quel punto gli allevatori custodi dell'Arvar, l’associazione razze e varietà autoctone romagnole e nazionali, assieme all’università di Parma, ne hanno selezionato le uova, i pulcini hanno ricominciato a circolare ed è cresciuto l’interesse fra allevatori custodi.
Oggi in Romagna ci sono poco più di duemila polli romagnoli che razzolano liberamente all'aria aperta, numeri lontani dagli allevamenti intensivi, ma che possono essere intercettati da chi cerca una ristorazione di qualità.